La lezione di Zuckerberg, tra latino e business

Una chiara visione imprenditoriale e una passione sincera per la cultura classica: Zuck incanta la platea di studenti, ma nessuna domanda scomoda.
La lezione di Zuckerberg, tra latino e business
Una chiara visione imprenditoriale e una passione sincera per la cultura classica: Zuck incanta la platea di studenti, ma nessuna domanda scomoda.

Mark Zuckerberg ha tenuto il suo TownHall, il secondo Q&A su Facebook Live, il primo con un pubblico, e ha preso per mano la platea degli studenti della LUISS parlando della cultura d’impresa dietro il successo della sua azienda, ma anche di aneddoti personali, come la sua passione per la cultura classica o il software che sta progettando per casa sua. Sicuramente poche le notizie vere emerse durante l’incontro, durato un’ora: forse la più importante è che il social sta pensando di aprire il Safety Check per renderlo uno strumento a disposizione degli utenti.

Ieri il matrimonio del suo amico Daniel, fondatore di Spotify, sulle sponde del lago di Como, stamani una corsa al Circo Massimo, poi una visita in Stato del Vaticano e a palazzo Chigi, dove ha incontrato Papa Francesco e il presidente Matteo Renzi: al primo ha donato un modello di Aquila, l’aereo a energia solare progettato per portare connettività Internet in Africa; al secondo una foto dei server di Facebook, ricordando il progetto di intelligenza artificiale che coinvolge anche l’Università di Modena e Reggio Emilia.

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La visita di Mark Zuckerberg in Italia era però concentrata sul Townhall previsto all’Università della Capitale. E come ampiamente previsto, puntuale alle 16 il Ceo di Facebook è salito sul palco, con maglietta grigia d’ordinanza, e ha iniziato magnificando il suo amore per il Belpaese e ricordando le vittime del terremoto in Centro Italia. Un evento catastrofico che gli ha permesso di raccontare il ruolo avuto dal Safety Check: il 50% degli utenti coinvolti dal sisma ha comunicato la sua posizione e che stava bene grazie a Facebook. Non c’è però soltanto la tecnologia, Facebook ha donato crediti pubblicitari del valore di 500 mila euro a Croce Rossa per usare il sito come raccoglitore di beni di prima necessità e donazioni di privati.

La notizia però è un’altra, lo sviluppo del Safety Check. Un’idea potente, ma che va studiata bene per evitare diventi una formidabile arma di propaganda o un produttore di falsi allarmi. Zuck però ci crede:

Ci sono momenti verità per Facebook. Uno di questi è capire quanto questo social può dare sicurezza e forza a una comunità. In caso di crisi, come un attacco terroristico, un disastro naturale, o anche un bambino smarrito come facciamo negli Usa e in Canada con uno strumento apposito, cerchiamo di essere al servizio della comunità. Il prossimo passo è attivare queste funzionalità dal basso. Il social non può essere soltanto un luogo dove condividere le foto delle vacanze. Noi crediamo seriamente in questo e ci lavoreremo sodo.

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La solidità di Facebook, la sua tranquillità

Ascoltando l’intero intervento di Zuck e le domande (invero un po’ ingenue, però diciamola tutta: filtrate) degli studenti, dove hanno prevalso temi motivazionali e non complicazioni quali la privacy, gli algoritmi, i dati, la politica, si intuisce come il fondatore di Facebook sente che ormai la sua creatura è straordinariamente solida, da tutti i punti di vista. Secondo Mark Zuckerberg l’equazione è tutto sommato semplice: il mondo dei media e quello delle imprese ha bisogno di Facebook, che da par suo non è né una media company né un produttore di cose materiali, e Facebook è consapevole del suo ruolo sociale senza negare quello di tutti gli altri.

Ovviamente non è sempre così banale. La summa di questa ora di colloqui con gli studenti sono dei valori culturali di riferimento per questo mondo dentro a un mondo che è un sito da 1,5 miliardi di utenti:

  • Il successo di Facebook viene da un modello diffuso di apprendimento veloce: un gruppo di ingegneri ha l’autonomia di sperimentare nuove cose (ad esempio il famoso esperimento sul contagio emotivo) su uno spicchio molto piccolo dell’utenza e poi il board decide se applicarle globalmente, catalogando successi e insuccessi.
  • Questo modello di apprendimento dovrebbe ispirare anche la scuola. Facebook sta sperimentando in cento scuole americane un software ideato per l’apprendimento personalizzato, che scardina il sistema cattedratico e ruota attorno alla gestione del tempo e dei talenti dei singoli studenti.
  • Facebook non è stato inventato per sostituire l’intera azione personale, comunicazione compresa. Favorisce la comunicazione con persone con le quali non è facile comunicare. Zuck ha fatto una battuta già sentita in passato: «Non parlo con mia moglie tramite Facebook».
  • La realtà virtuale è lo step definitivo di Facebook. Più della realtà aumentata, comunque divertente – e secondo Zuck il mobile potrà più degli occhiali – però non immersiva. Facebook investirà sulla realtà virtuale.

Naturale o costruito?

Qualcuno potrà chiedersi quanto sia naturale e quanto costruito questo ragazzo ricco e influente come poche altre persone al mondo. Basta confrontare questo Q&A con quello del 2011 per capire che molto è stato fatto per affinare tutto quanto: la postura, le parole, la capacità di non infilarsi mai in un angolo, anche la selezione delle domande, la costruzione dell’evento, sono opera di specialisti del marketing e della comunicazione. Tuttavia questo non significa che alla fine non esca esattamente ciò che Zuckerberg e Facebook sono e pensano di essere. E a quel punto, ognuno si sarà fatto una sua opinione.

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