Yahoo pubblica il rapporto Trasparenza

Yahoo pubblica il transparency report del secondo semestre 2013: complessivamente le richieste aumentano, ma in Italia sono diminuite.
Yahoo pubblica il transparency report del secondo semestre 2013: complessivamente le richieste aumentano, ma in Italia sono diminuite.
Yahoo pubblica il rapporto Trasparenza

Yahoo ha pubblicato un nuovo transparency report dedicato al secondo semestre del 2013, quello in cui si cominciano a notare i primi effetti del maggior rilascio di informazioni concesso dalla FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) dopo che gli Internet provider hanno lungamente protestato: più dati sulle richieste del governo americani e degli altri governi, compresa l’Italia, che mostrano il rapporto conmplesso tra le multinazionali web e gli stati nella collaborazione per la lotta alla criminalità.

Un nuovo rapporto (PDF) sulla trasparenza che fa il paio con quello di Google e che esattamente come per Mountain View rappresenta la risposta ai dubbi e alle pressioni della community dopo lo scandalo della NSA e del Datagate. Per ogni paese elencato vengono riportati il numero di richieste ricevute sui dati degli utenti, il numero di account specificati nelle richieste e il numero di richieste assolte, in pieno o in parte, da Yahoo.

Le richieste in Italia

Dando per assunto che questi numeri sono aumentati sia per una dinamica naturale che per le maglie meno strette della riservatezza americana, è interessante controllare i dati che riguardano l’Italia. Nel rapporto si scopre che Yahoo Italia srl – destinata però a trasferirsi in Irlanda – ha ricevuto negli ultimi sei mesi dell’anno scorso 1909 richieste per 2150 account (i numeri sono diversi perché un singolo account può essere incluso in più di una richiesta e un singolo utente può avere più account), molti meno del semestre precedente quando il totale delle richieste specifiche del governo aveva sfiorato il numero di tremila.

Il 70% dei dati richiesti dalle autorità italiane sono di tipo basilare: email, indirizzi IP. Nel secondo semestre dell'anno scorso sono state soddisfatte 1471 richieste. Nel semestre precedente sono state 2024.

Il 70% dei dati richiesti dalle autorità italiane sono di tipo basilare: email, indirizzi IP. Nel secondo semestre dell’anno scorso sono state soddisfatte 1471 richieste. Nel semestre precedente sono state 2024.

Il 70% di queste richieste (1333) riguardano non-content data, cioè informazioni sugli iscritti acquisite al momento della registrazione, ad esempio un indirizzo alternativo di posta elettronica, il nome, la posizione e l’indirizzo IP, password, informazioni di fatturazione e altre informazioni transazionali. Soltanto il 7% del totale appartiene alla categoria, assai più delicata, dei dati di contenuto personale che gli utenti Yahoo hanno creato: comunicazioni tramite servizi come Mail o Messenger, foto su Flickr, upload di file, voci della rubrica mail, commenti o messaggi su Yahoo Answers. In 257 casi Yahoo ha respinto le richieste, che evidentemente non rispettavano i criteri dell’azienda e della legge secondo la logica della “minor quantità di dati necessaria”.

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