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Vi ricordate il recente caso delle
Yahoo dunque farà ricorso al Tribunale di Roma sfruttando un vizio di forma dell’accusa. Non ci sarebbe infatti nessuna prova che Yahoo Italia ospiti files pirata in quanto PFA non avrebbe indicato url o comunque dato indicazioni su dove trovare il materiale illegale. PFA avrebbe fornito quindi solo indicazioni vaghe e generiche.
Ed è su questo aspetto che si gioca la battaglia di Yahoo e del futuro della rete. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, le grandi aziende che distribuiscono i film vorrebbero avere un maggiore controllo della rete. In poche parole vorrebbero poter arrivare a bloccare qualsiasi contenuto giudicato da loro inappropriato a loro piacimento, intervenendo direttamente sui motori di ricerca.
Aspetto questo che preoccupa gli esperti di tutto il mondo perché non può bastare una semplice segnalazione generica per arrivare a praticare una così pesante forma di censura preventiva senza verificare ciò che è davvero illegale e cosa non lo è.
Per gli esperti infatti, questo comportamento potrebbe addirittura arrivare a pregiudicare totalmente la libertà della rete che diventerebbe "ostaggio" della volontà privata di pochi. Inoltre gli stessi motori di ricerca non hanno nessuna intenzione di entrare a far parte di questo meccanismo di censura in quanto diventerebbero co-responsabili in caso di cause legali.