Wi-fi, il decreto non piace

Il decreto firmato dal ministro Gasparri, secondo le direttive della UE, sembra voler consegnare il wi-fi ai colossi della telefonia: blindato un settore economicamente pericoloso
Wi-fi, il decreto non piace
Il decreto firmato dal ministro Gasparri, secondo le direttive della UE, sembra voler consegnare il wi-fi ai colossi della telefonia: blindato un settore economicamente pericoloso

A pochi giorni dal decreto firmato dal ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri in tema Wi-fi, inizia a maturare il dibattito attorno ai contenuti del decreto stesso e sorgono i primi dubbi.

La polemica sorge attorno all’assegnazione della frequenza 2.4 Megahertz: invece di lasciare libero lo sviluppo (poco costoso) di iniziative piccole e private, la frequenza verrà assegnata a chi gestisce «locali aperti al pubblico e aree confinate a frequentazione pubblica» impedendo di fatto la creazione di reti telefoniche concorrenziali.

Blindare il wi-fi, infatti, significa evitare telefonate che non passino attraverso le reti a pagamento (vedi le chiamate con il protocollo Voice Over Ip) e significa impedire agli utenti iniziative in grado di arrecare disturbo alle politiche di mercato delle compagnie di telefonia.

Il tutto mentre il protocollo oggetto del decreto viene aggiornato: lo standard IEEE 802.11b, dopo la ratifica del 12 Giugno, passa da 11 a 54 Megabyte al secondo per meglio rispondere alle richieste ed alle esigenze riscontrate sul mercato.

Gasparri, nel suo legiferare, non ha comunque introdotto nulla di nuovo rispetto ai dettami della comunità europea la quale, imponendo vincoli e garanzie in tema di privacy e sicurezza, tagliava fuori i “piccoli” semplicemente innalzando le cifre necessarie all’implementazione degli impianti: una barriera in entrata poco ispirata alla libera concorrenza e garante della situazione esistente al momento della legiferazione.

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