Webtax salvata dal consulente di Renzi

Gli emendamenti anti webtax sono stati respinti da Gutgeld, il consulente economico del segretario PD. Esiste una posizione chiara su questo tema?
Webtax salvata dal consulente di Renzi
Gli emendamenti anti webtax sono stati respinti da Gutgeld, il consulente economico del segretario PD. Esiste una posizione chiara su questo tema?

Ad ammazzare gli emendamenti contro la webtax è stato uno degli uomini di fiducia del politico che l’ha sempre criticata. Sembra strano, ma dai verbali della commissione finanze che ieri ha respinto gli emendamenti che volevano cancellare o limitare gli articoli di Destinazione Italia che hanno importato il provvedimento sulle web company si legge il nome di Itzhak Yoram Gutgeld, relatore che ha espresso parere contrario. L’esponente del PD è però anche il consulente economico di Matteo Renzi, il quale almeno a parole è sempre stato schiettamente contrario alla webtax. Come si spiega?

La questione legata alla webtax è stata raccontata molte volte su Webnews, tanto da avergli dedicato un tema in continuo aggiornamento. Inevitabile, visto che si tratta della prima legge mai pensata per spostare il fisco analogico sull’economia digitale e che punta il dito contro il cuore delle contraddizioni europee: un mercato dove merci e servizi circolano “liberamente”, ma non esiste alcuna armonia fiscale e normativa, mancanza che è alla base di storture e concorrenze sleali. Bruxelles se n’è accorta, ci sta lavorando, ma l’Italia, coi tre articoli che il deputato Francesco Boccia (sempre del PD) ha importato nel voto di fiducia sulla legge di stabilità, ha cercato una via autonoma:

Art. 17-bis. (Acquisto di pubblicità on line) — 1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi di pubblicità e link sponsorizzati on line, anche attraverso centri media e operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA rilasciata dall’amministrazione finanziaria italiana.

2. Gli spazi pubblicitari on line e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito internet o la fruizione di un servizio on line attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili, devono essere acquistati esclusivamente attraverso soggetti, quali editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario, titolari di partita IVA rilasciata dall’amministrazione finanziaria italiana. La presente disposizione si applica anche nel caso in cui l’operazione di compravendita sia stata effettuata mediante centri media, operatori terzi e soggetti inserzionisti.

177. Ferma restando l’applicazione delle disposizioni in materia di stabile organizzazione d’impresa, di cui all’articolo 162 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ai fini della determinazione del reddito d’impresa relativo alle operazioni di cui all’articolo 110, comma 7, del medesimo testo unico, le società che operano nel settore della raccolta di pubblicità on-line e dei servizi ad essa ausiliari sono tenute a utilizzare indicatori di profitto diversi da quelli applicabili ai costi sostenuti per lo svolgimento della propria attività, fatto salvo il ricorso alla procedura di ruling di standard internazionale di cui all’articolo 8 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.

178. L’acquisto di servizi di pubblicità on-line e di servizi ad essa ausiliari deve essere effettuato esclusivamente mediante bonifico bancario o postale dal quale devono risultare anche i dati identificativi del beneficiario, ovvero con altri strumenti di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni e a veicolare la partita IVA del beneficiario. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, sentite le associazioni di categoria degli operatori finanziari, sono stabilite le modalità di trasmissione all’Agenzia delle entrate, in via telematica, delle informazioni necessarie per l’effettuazione dei controlli.

Quale posizione ha il PD sulla webtax?


Tra i molti esponenti politici e dell’economia che hanno criticato la webtax, la posizione capace di metterla in soffitta era a firma di Matteo Renzi. Il neosegretario del PD non ha mai amato la webtax, e così come ha imposto una forte accelerazione sulle riforme era lecito pensare che la sua influenza arrivasse anche su questo argomento, posticipato in tutta fretta al 1° luglio, inizio del semestre europeo, quasi a darsi tempo per trovare una soluzione dignitosa, che salvasse alcuni principi dell’idea ma non i suoi strumenti ritenuti non idonei.
Eppure, stando al verbale della riunione in commissione, il relatore che ha seppellito gli emendamenti abrogativi (quelli di Capezzone, per intendersi) è Itzhak Yoram Gutgeld, dirigente d’azienda ed esperto di materia fiscale, ma soprattutto consulente di Renzi e tra gli autori anche del job act.

Un fatto che mostra una doppia personalità del partito sulla webtax, il che non aiuta a scioglierne i nodi. Per quanto sia comprensibile la necessità di impedire alle opposizioni di prendere decisioni su leggi approvate dal governo (per non sfiduciarlo), bisogna anche superare la pura tattica, magari prendendosi da soli questa responsabilità. Alcuni deputati del PD, come Paolo Coppola – autore del celebre ammazzafax, e molti altri che in questi mesi hanno lavorato sui temi tecnologici, hanno espresso sui social un po’ di delusione, altri ammesso a denti stretti che si sta perdendo tempo e che si corre il rischio di un’altra procedura di infrazione dopo quella sui pagamenti delle P.A. Il motivo? L’agenda digitale di Neelie Kroes ha già da tempo stabilito il 2015 come l’anno in cui il continente applicherà – è più corretto dire che proverà – una IVA comune sui servizi online: la riforma IVA europea si candida a trovare una soluzione sovranazionale per alcuni dei problemi sollevati a livello nazionale dalla webtax.

La politica italiana non sta riuscendo, dopo un dibattito infuocato e prolungato, a trovare la sintesi, a dare una risposta chiara e netta. Quale posizione ha il maggior azionista del governo sulla webtax? È favorevole o contrario? La conserverà fino a luglio, oppure la emenderà? Attende la risposta europea oppure intende anticiparla visto che non sono mancate già delle perplessità ufficiose da parte dei responsabili in materia? Nessuna di queste opzioni è illegittima. Solo che non si possono avere tutte assieme.

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