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Giusto il tempo di annunciarla e già la Digital Tax, il provvedimento anti elusione fiscale pensato per le multinazionali e annunciato ieri da Matteo Renzi, fa molto parlare di sé. Tuttavia, va subito smentito un paragone ingombrante che sta occupando i giornali mainstream e soprattutto i commentatori: quello con la Webtax. I due dispositivi, che mai sono stati tasse, non potrebbero essere più diversi. Ricapitoliamo le ragioni per cui la prima era una iattura, mentre la seconda è discutibile quanto si vuole, ma ha un senso.
La
di Francesco Boccia ha occupato le cronache per più di un anno, soprattutto nel 2013, ed è stato proprio Renzi a seppellirla con un decreto. Il motivo era che avrebbe portato a una sanzione della comunità europea, ma in particolare conteneva un problema gigantesco: era pensata in senso protezionistico e limitava le piccole medie imprese nella loro attività commerciale verso l’estero. I due articoli incriminati della webtax prevedevano l’obbligo di apertura di una partita iva italiana per le aziende che vendono servizi di eCommerce e advertising, mentre il search advertising visualizzabile sul territorio italiano avrebbe dovuto essere “acquistato da partita iva nazionale e rintracciabile”. Con tutto quanto concerne l’interpretazione di ciò che è visualizzabile in rete, che come si sa è sconfinata, non territoriale.
Basterebbe ricordarsi questi due elementi per evitare di cascare nella facile allusione ad un Renzi che ha cambiato idea. La webtax è andata in soffitta e nulla c’entra con l’intenzione di aumentare l’imponibile delle multinazionali con una ritenuta alla fonte operata da banche e intermediari. La digital tax infatti è il frutto di una lunga discussione in commissione durante l’
. Il resoconto dell’audizione (pdf) del professor Franco Gallo, professore emerito di diritto tributario presso l’università Luiss, mostra come il momento dove forse è nata l’idea di una diverted profit tax italiana ispirata alle raccomandazioni dell’Ocse risale allo scorso febbraio, e si basa su un meccanismo semplice da spiegare anche se tutt’altro che scontato nella sua applicazione. In quella occasione, infatti, il tributarista avvertì la commissione Finanze:
L’OCSE avanza proposte nel senso di dire «cambiamo il concetto di stabile organizzazione, chiamiamola significativa, chiamiamola virtuale» e propone, a tal fine, dei parametri diversi da quelli classici tradizionali, come ad esempio la ripartizione dei salari e altre condizioni. Tale mutamento va realizzato, però, quantomeno a livello europeo. È un problema di convenzioni sulla doppia imposizione fiscale.
Come funziona la Digital Tax
La diverted profit tax all’italiana immaginata dalla
, impianto base della Digital Tax annunciata da Renzi, scatta all’individuazione di una “stabile organizzazione virtuale”. Cioè una presenza economica digitale, anche se non fisica, viene monitorata e valutata dal circuito dei pagamenti e superata una certa soglia (la proposta è cinque milioni di euro in almeno sei mesi di attività continua) c’è una ritenuta alla fonte del 25%. Come si nota, con la webtax non ha nulla in comune. La prima si concentrava sulle imprese online e pasticciava sull’advertising, veniva prima dell’EU VAT ed era soprattutto molto influenzata dagli interessi di alcuni tycoon editoriali italiani. La digital tax vale invece per qualunque multinazionale, anche tradizionale: è focalizzata sulla elusione fiscale, non sull’ambito o sulle tecnologie. E cerca una soluzione pratica basata sui criteri propagandati dall’OCSE, che sta lavorando su qualcosa di simile.
Ovviamente non è garantito che funzionerà. Questo prelievo potrebbe trovarsi contro intere parti del diritto tributario internazionale, che non vede di buon occhio (per usare un eufemismo) i cambiamenti unilaterali delle definizioni e degli standard di tassazione delle aziende che operano nei paesi esteri, visto che con le compensazioni al fine di evitare doppie imposizioni, cioè i crediti di imposta, potrebbero sorgere altri problemi. Questi però sono tecnicismi ai quali lavoreranno gli esperti del MEF. Qui conta spiegare la differenza, che rappresentiamo così:
Webtax | Digital Tax |
---|---|
Aziende online di qualunque dimensione | Tutte le multinazionali, oltre un certo fatturato |
Search advertising | Transazioni dei pagamenti |
P. Iva obbligatoria | Stabile organizzazione facoltativa al ruling o al prelievo forzoso |