La potenza di calcolo messa a disposizione da sistemi avanzati come IBM Watson può essere sfruttata anche con il fine di salvare vite umane. È quanto auspicano 14 istituti canadesi e statunitensi impegnati nella lotta al cancro, che hanno annunciato l’impiego del supercomputer nella scelta della terapia da adottare per la cura dei pazienti, sulla base dell’impronta genetica del tumore rilevato.
L’oncologia è una delle discipline mediche in cui abbinare il giusto trattamento terapeutico al DNA porta i risultati migliori sui pazienti, come dichiarato anche dal presidente Barack Obama nel mese di gennaio, all’atto dell’annuncio della Precision Medicine Initiative. In alcuni casi, però, individuare il giusto farmaco può richiedere settimane o addirittura mesi, un periodo in cui le condizioni di salute possono peggiorare in modo significativo. Watson può farlo in pochi minuti, scansionando il proprio database composto da migliaia di documenti scientifici e trial clinici relativi a varie forme tumorali e alle terapie già sperimentate in passato. Queste le parole di Norman Sharpless, oncologo del Lineberger Cancer Center presso la University of North Carolina.
La soluzione è rappresentata da Watson o da altri sistemi simili. Gli esseri umani, da soli, non possono farcela.
La fase di sperimentazione prenderà il via entro la fine dell’anno e tra i centri che aderiranno fin da subito all’iniziativa ci sono Cleveland Clinic, Fred & Pamela Buffett Cancer Center (Omaha) e Yale Cancer Center. Questi verseranno a IBM una quota (dall’ammontare non specificato) per l’accesso alla tecnologia del supercomputer mediante piattaforma cloud.
In termini concreti, la procedura vedrà gli oncologi effettuare l’upload dell’impronta genetica del tumore riscontrato, in cui è indicato quale gene ha subito una mutazione dando luogo al problema. Watson la confronterà con quelle presenti nel proprio archivio, cercando corrispondenze nel minor tempo possibile. Una volta trovate, sceglierà la cura migliore in base alle risposte fornite dai pazienti per quella specifica forma di cancro. Ad occuparsi di sviluppare il software che gestisce l’intera operazione è stato il team IBM, in oltre un anno di lavoro.
Non si tratta di un progetto in grado di vincere definitivamente la dura battaglia contro il cancro, ma di certo utile per capire come l’impiego della tecnologia possa migliorare in maniera tangibile la qualità della vita delle persone affette da gravi patologie. Il connubio tra hardware avanzato e un software in grado di sfruttarne le potenzialità può abbattere i confini oggigiorno dettati dalle limitazioni delle capacità umane, contribuendo sia alla ricerca di nuove terapie che alla cura di quanti hanno purtroppo a che fare con una malattia.