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Non si può dire che il ritorno alla musica in vinile non sia uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni. Nonostante la disponibilità dei più svariati formati digitali, e la loro capacità di assicurare un ascolto limpido e cristallino, sempre più appassionati hanno deciso di tornare al fascino dell’analogico, tra solchi e puntine. Una
Così come evidenziato da ChannelNews, nella prima metà del 2015 la vendita dei
In realtà, la contraddizione che si rileva è soltanto apparente. Il fatto che la crescita dei vinili diminuisca di anno in anno sembra essere una conseguenza più che fisiologica del boom iniziale: a partire dal 2012, vi è stata una vera e propria corsa all’acquisto di 33 e 45 giri, accompagnata da un altrettanto elevata richiesta di giradischi e altri strumenti di riproduzione. Con il passare degli anni, le vendite raggiungono la loro fase di assestamento naturale, con una progressione annuale più contenuta ma comunque promettente.
Steve Sheldon, presidente della società statunitense di stampa Rainbo Records, e Michael Fremer di AnalogPlanet.com, hanno però voluto però sottolineare alcune ragioni che potrebbero aver contribuito a questa frenata, delle motivazioni che potrebbero non essere state prese sufficientemente in considerazione dalle case discografiche. Il primo problema risiederebbe nella qualità: gli ascoltatori lamenterebbero insoddisfazione per le ultime release e le ristampe, poiché non qualitativamente curate come quelle di 20 o 30 anni fa. Secondo l’esperto, il problema deriverebbe dalla decisione di molte etichette di stampare vinili sulla base di originali digitali, per risparmiare sui costi, senza prevedere master analogici appositamente creati e ottimizzati per l’ascolto in vinile. Non a caso, sembra che le vendite dell’usato o di vecchie copie, rimaste per anni impolverate nei negozi, stia procedendo molto più speditamente rispetto alle nuove pubblicazioni. La seconda motivazione, invece, potrebbe riguardare il prezzo: per le maggiori case discografiche, vi sarebbe una differenza di listini troppo elevata tra CD e dischi in vinile, un gap non sempre giustificato dai costi di produzione.