VeryBello finisce in Parlamento

Il caso VeryBello in aula. Il deputato Antonio Palmieri ha depositato una interrogazione dove si chiedono lumi su costi, contratto e scelte.
VeryBello finisce in Parlamento
Il caso VeryBello in aula. Il deputato Antonio Palmieri ha depositato una interrogazione dove si chiedono lumi su costi, contratto e scelte.

Quanto è costato? Quali ulteriori costi comporterà, a cosa servono quei cinque milioni di cui si è parlato? Queste sono alcune delle domande alle quali il ministro Dario Franceschini dovrà rispondere quando verrà messa in calendario l’interrogazione depositata dal deputato Antonio Palmieri. Il caso VeryBello dunque non si è ancora spento, anzi: finirà in Parlamento.

Di VeryBello si è già detto molto: le sue carenze tecniche, la sovrapposizione con progetti simili, il decisionismo di Franceschini che non ha valutato la reazione della community in Rete, composta non soltanto dalle solite ironie, ma anche da osservatori e specialisti – alcuni dei quali piuttosto vicini al governo di cui il ministro fa parte – che hanno catalogato verybello.it tra le esperienze digitali più disastrose degli ultimi anni. Ora anche una interrogazione parlamentare, firmata da Antonio Palmieri, denota la volontà di capire fino in fondo cosa è successo. Magari per evitare si ripeta in futuro.

Le domande di Palmieri

Nelle ultime ore convulse del dibattito su verybello alcune delle domande del deputato di Forza Italia sono già state soddisfatte. Ad esempio quella sul costo del sito. Palmieri è uno dei membri del Parlamento – insieme a Quintarelli e Coppola, tra i più esposti e credibili sui temi dell’agenda digitale, e componente come loro dell’Intergruppo Parlamentare – che meglio conosce il tema, ma compito dell’interrogazione è fornire uno strumento di chiarezza che confermi pubblicamente quanto si sa e faccia emergere magari qualcosa di più.

Per questa ragione le richieste di Palmieri coprono tutte le curiosità più immediate su questo portale:

Al Ministro dei Beni Culturali. Per sapere (…)
Quanto sia stata effettivamente pagata la realizzazione del portale e quali costi ulteriori sono previsti per la gestione del medesimo;
Di quale natura contrattuale siano i rapporti con la società realizzatrice del sito;
A cosa servono i 5 milioni di euro messi a disposizione dal ministero. Non è chiaro se servano unicamente per la realizzazione del sito o per la promozione del patrimonio culturale italiano nel periodo dell’Expo;
In che tempi si intende procedere per risolvere i gravi errori di progettazione del sito;
Chi ha proposto “l’accattivante” nome del portale.

Scano durissimo: è spazzatura digitale

Su questo portale dedicato all’Expo piove un diluvio di critiche. Una delle più dure è certamente quella di Roberto Scano, che in qualità di presidente di IWA Italy, consulente dell’Agid ed esperto di PA digitali, non può digerire una realizzazione del genere. Tanto da definirla «spazzatura digitale». La questione di fondo, archiviati i problemi di progettazione e di opportunità, è certamente quella evidenziata da Scano, cioè le competenze digitali nella pubblica amministrazione:

Ultimamente si parla molto di competenze digitali e in questo progetto pare manchino soprattutto in ambito decisionale. Come ben spiegato nelle linee guida di Agid, servono competenze digitali non solo da parte degli “smanettoni del codice” ma – soprattutto – da parte dei decisori delle PA onde evitare risultati come verybello. Un prodotto come verybello in una nazione digitalizzata non sarebbe mai nato.

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