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Le tariffe imposte da VeriSign per la gestione dei domini .net e .com sono troppo alte e lesive delle leggi antitrust. Non sembrano avere dubbi in proposito i membri della Coalition for ICANN Transparency (CFIT), che hanno da poco ricevuto il via libera per istituire una nuova causa legale contro la società incaricata di garantire in esclusiva i registri DNS per i domini del tipo .com e .net. Secondo i promotori dell’azione legale, negli ultimi anni VeriSign avrebbe
Rilievi analoghi erano già stati presentati alcuni anni fa, ma la possibilità di istituire una vera e propria causa legale era stata eclusa dai magistrati prima dell’istituzione di un processo. Valutati alcuni precedenti e l’attuale stato delle leggi antitrust statunitensi, ora una Corte di Appello di San Francisco ha accolto [
Secondo i soggetti raccolti nella CFIT, tra VeriSign e ICANN esisterebbe una sorta di mutuo accordo per mantenere un’esclusiva tesa a imporre prezzi più alti del dovuto per la registrazione dei domini. Un
Partendo da questi presupposti e dai precedenti tentativi in ambito giudiziario per dirimere la questione, la Corte di Appello di San Francisco ha ora
«VeriSign preleva centinaia di milioni di dollari ogni anno in più rispetto a quando dovuto dal mercato per i domini .com. Ci sono società che vorrebbero potersi confrontare con VeriSign e che sarebbero disposte a imporre la metà delle tariffe imposte da VeriSign» ha dichiarato Bret Fausett, legale della CFIT, sottolineando come la natura di sostanziale monopolista di VeriSign abbia portato nel tempo a tariffe eccessivamente alte per la registrazione di alcuni domini.
Una vittoria nella delicata questione da parte della CFIT potrebbe portare a una sensibile riduzione degli attuali prezzi per un dominio .com, ma dimostrare la presunta collusione tra ICANN e VeriSign non sarà comunque semplice. I due soggetti operano da tempo insieme e hanno realizzato i loro accordi sempre pubblicamente dinanzi alla comunità della Rete e sotto l’occhio vigile delle agenzie governative degli Stati Uniti. Una volta giunti in aula, il procedimento legale potrebbe richiedere molto tempo prima di giungere a una prima sentenza sulla spinosa vicenda, che interessa direttamente la gestione di diverse decine di milioni di domini online.