Venezia, progetto "locast": dal Web 2.0 allo Spazio 2.0

Venezia, progetto

Nel libro “Smart mobs” (2002), Howard Rheingold indicava nella tecnologia indossabile (wearable computer) uno dei fattori chiave della “rivoluzione sociale futura”. Al riguardo, c’è ora un interessante esperimento in corso a Venezia, città che un

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già segnalava per la sua politica volta a incentivare la diffusione del WiFi gratuito.

Ci riferiamo al progetto “

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“, che coinvolge il

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e Rai Nuovi Media. L’

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del progetto è elevata: sperimentare il passaggio dal Web 2.0 allo Spazio 2.0. Vediamo come.

Per “Spazio 2.0” s’intende lo spazio fisico “aumentato” di uno spazio virtuale: è una versione di quella che in inglese si definisce appunto “augmented reality” e che il caso di Venezia aiuta ad esemplificare. In sostanza, il progetto si basa sulla combinazione di tre elementi: il computer, il telefonino e un monitor indossabile, una specie di “navigatore” evoluto che dà all’utente, in tempo reale, informazioni multimediali sui luoghi che sta attraversando. L’utente quindi vive un’esperienza a cui concorrono lo spazio fisico e quello virtuale corrispondente.

Seguiamo un utente di “locast” nel suo itinerario attraverso lo Spazio 2.0: con il computer, identificandosi tramite login, pianifica un itinerario; sul posto, con un cellulare connesso a Internet via WiFi, segue l’itinerario e scambia informazioni; il cellulare, con un’applicazione Locast, e il monitor, indossabile e appositamente fornito, comunicano via Bluetooth. Il monitor, seguendo e guidando l’utente come un navigatore “sensibile al contesto”, propone contenuti multimediali relativi ai luoghi che l’utente sta attraversando (ad esempio, sul patrimonio museale o sugli spettacoli realizzati nei luoghi attraversati). Il dispositivo indossabile è anche in grado di memorizzare immagini e video, garantendo così “souvenir digitali“.

Sulla home-page del progetto troviamo anche l’icona di rinvio a Facebook, che viene consigliato come spazio su cui condividere la propria esperienza.

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