Il settore dell’informazione online è, storicamente, uno dei termometri più affidabili per misurare la salute della Rete in termini economici. Il boom del Web della metà degli anni Novanta fu caratterizzato dalla discesa in campo dei grandi gruppi mediali e dalle sinergie tra tecnologia e informazione che, inaugurate dalla joint-venture Microsoft-NBC, culminarono nella fusione AOL Time Warner. Alla fine degli anni Novanta, è stato proprio il fallimento di queste unioni il segno più evidente della crisi della New Economy.
È quindi una tendenza da seguire con attenzione quella che, da alcuni mesi, vuole il settore dei giornali online in ripresa. Il primo a far segnare un inversione di rotta ufficiale è stato il
Le sorti dell’informazione online sono legate a doppio filo proprio a quelle del web advertising del quale, in mancanza di altre consistenti fonti di entrate, sono costrette a condividere gioie e dispiaceri. E infatti, all’attuale ripresa dei siti di news non sembrano estranei i nuovi formati pubblicitari, più grandi e ricchi, come i
Il Web sembra quindi riconquistare, pur lentamente, le simpatie degli inserzionisti. Nulla a che vedere, ovviamente, con gli investimenti stratosferici degli anni ’96-’99. Ma i siti con un buon numero di lettori e contenuti credibili possono cominciare a capitalizzare. Proprio quest’ultimo punto sembra il più interessante: in un medium in cui, finora, hanno fatto soldi soltanto i siti pornografici, i contenuti seri cominciano ad essere considerati per la prima volta un plusvalore.
«Gli inserzionisti stanno dirigendo i loro investimenti verso i siti con contenuti di alta qualità», dichiara Michael Zimbalist, presidente della
Da anni, ormai, gli operatori dell’online tentano di convincere gli inserzionisti della bontà del Web come medium pubblicitario. Il ritorno degli investimenti sui siti d’informazione è certamente un segnale per l’economia di Internet. Ma solo col tempo sapremo se, a queste prime e per ora isolate rondini, seguirà effettivamente la primavera.