Un passo indietro

Un passo indietro

I browser che ci identificano univocamente.
I servizi mappali che, di nascosto, mappano anche qualcosa di più.
I social network a cui confidiamo i nostri segreti.

Facciamo un passo indietro, e ripensiamo a quanto il solo fatto che Gmail raccogliesse tutta la nostra posta elettronica (leggendola a fini di advertising) era qualcosa che faceva urlare allo scandalo. Ma poi ci siamo abituati, e la webmail sta diventando uno standard che nemmeno più le strumentalizzazioni politiche riescono ad attaccare.

Facciamo un altro passo indietro, a questo punto, e riguardiamo tutto col senno del poi. Poco alla volta, giorno dopo giorno, la tutela della privacy è stato un susseguirsi di concessioni che ha portato oggi ad una situazione tale per cui non si sa più bene cosa ci sia ancora da proteggere.

E forse è venuta l’ora di chiedersi quindi cosa sia ancora la privacy. Cosa ci sia da proteggere, da cosa e da chi. Perchè un tempo la privacy era più difendibile e tutelata, e per questo motivo aveva un suo valore. Un giorno potremmo accorgerci però di averla venduta per trenta denari.

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