Un negozio di magliette per salvare Wikileaks

Wikileaks ha aperto uno store di T-shirt e oggettistica per poter raccogliere fondi e continuare, così, a sopravviere
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Un negozio di magliette per salvare Wikileaks
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è stato tra le rivelazioni del 2010, ma la notorietà ottenuta grazie alla pubblicazione delle scottanti verità sulla politica di mezzo mondo, non è bastata al sito di Julian Assange per assicurarsi un futuro stabile. Anzi. Il sito, infatti, ha continuato a perdere sostenitori a seguito dei blocchi delle donazioni imposti da tutto il mondo (Visa, Mastercard e PayPal in testa) cosa che l’ha portato a perdere qualcosa come

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. È anche per questo che, per far fronte ai problemi finanziari, Wikileaks ha aperto uno

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e oggettistica varia per raccogliere fondi.

Tutte le entrate andranno a finanziare le operazioni di Wikileaks. Ed ecco che su magliette, felpe, ombrelli e borse compaiono i loghi del sito, il volto di Julian Assange in qualità di nuovo Che Guevara e slogan come “Viva la informaciòn”, “Truth Will Out”, “Free Assange”, eccetera. La merce è disponibile in 16 paesi (manca, però, l’Italia) e Wikileaks invita tutti coloro che amano il sito ed intendono manifestare il loro sostegno ad indossare una T-shirt. Il sito sta combattendo per poter ottenere fondi e portare avanti la sua opera di diffusione di documenti segreti, perpetrando così l’opera che con il Cablegate ha raggiunto l’apice della notorietà in tutto il mondo a causa degli imbarazzi diplomatici causati.

Allo stesso tempo si attende la

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, assicurata per 1.3 milioni di dollari. Lo stesso Assange ha dichiarato: «Io non voglio scrivere questo libro, ma devo. Ho già speso 200.000 sterline in spese legali e ho bisogno di difendermi e di tenere a galla Wikileaks». In ballo v’è infatti l’estradizione dal Regno Unito, a cui potrebbe far seguito in prospettiva un giudizio presso gli USA mettendo la libertà di Assange in grave pericolo.

Basterà il semplice merchandising ad aiutare uno dei più controversi progetti degli ultimi anni a sopravvivere? Per i puristi della filosofia Wikileaks si tratterà sicuramente di una forzatura mal digerita, ma è tuttavia un male necessario a cui il team rimasto con Assange deve giocoforza appellarsi.

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