Un dipendente sfida il cartello Apple-Google-Intel

Un dipendente Lucasfilm accusa il proprio gruppo, assieme ad Apple, Google, Intel ed altri, di far cartello nella gestione delle rispettive forze lavoro.
Un dipendente sfida il cartello Apple-Google-Intel
Un dipendente Lucasfilm accusa il proprio gruppo, assieme ad Apple, Google, Intel ed altri, di far cartello nella gestione delle rispettive forze lavoro.

Il suo nome è Siddharth Hariharan ed il suo obiettivo è ambizioso: intende dimostrare in tribunale che alcuni grandi gruppi del mondo IT hanno fatto cartello evitando di farsi concorrenza nell’accaparramento della forza lavoro e, soprattutto, imponendo tetti massimi ai salari per evitare che la concorrenza potesse trasformarsi in un costo per ognuno dei gruppi implicati.

Siddharth Hariharan è dipendente Lucasfilm, ma la sua denuncia non è limitata al suo solo datore di lavoro: l’accusa si estende anche ad Apple, Google, Intel, Intuit e Pixar. La causa sarà sostenuta dallo studio legale Lieff Cabrasrer Heimann & Bernstein e dovrà dimostrare che, grazie a questo accordo tra le parti, i dipendenti si trovano stipendi più bassi del 10/15% rispetto a quanto meritato. Tale costo evitato va ovviamente a gonfiare i bilanci dei gruppi indicati, il tutto mettendo però in atto un comportamento contrario al principio della concorrenza.

L’accusatore si dice sconcertato del fatto che, nonostante i dipendenti facciano un duro lavoro per portare sempre maggior innovazione alle proprie aziende, queste ultime agiscano invece contro gli interessi di coloro i quali generano la loro ricchezza. La concorrenza, spiegano i legali di Hariharan, dovrebbe portare a salari migliori, a migliori opportunità di carriera ed a prodotti migliori per i consumatori.

Secondo l’accusa vi sarebbe una sorta di patto di non belligeranza all’interno del cartello formato da Adobe, Apple, Google, Intel, Intuit, Lucasfilm e Pixar, un tacito accordo tale per cui non ci si strappa dipendenti a vicenda e non ci si fa concorrenza sul mercato del lavoro. Così facendo, però, i dipendenti si trovano di fronte ad una minor domanda e sono costretti a sottostare alla legge (deviata) del mercato.

La notizia giunge in strana concomitanza con il passaggio di Tom Holman dalla Lucasfilm alla Apple: una mossa con un nome altisonante che sembra quasi suonare come la dimostrazione del fatto che le accuse non reggono. Oppure, da un altro punto di vista, come l’eccezione che conferma la regola.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti