Ucraina, è allarme truffa sugli aiuti ai profughi

La guerra è senza scrupoli anche fuori dai confini dell'Ucraina: la procura di Roma denuncia una serie di truffe in nome della solidarietà.

Ucraina, è allarme truffa sugli aiuti ai profughi
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Massimo Reina
Pubblicato il 21 mar 2022

Furto dei dati e dell’identità nel nome del soccorso ai profughi dell’Ucraina, proposte di affido fondate sul nulla, pacchi inviati alle famiglie ucraine che in realtà finiscono sul mercato nero: la procura di Roma lancia l’allarme su una serie di truffe messe in piedi da criminali senza scrupoli pronti a sfruttare il dolore altrui, pur di accaparrarsi soldi o anche semplici informazioni private dei donatori che trovano poi un florido commercio nel dark web.

Allarme truffe sulla crisi in Ucraina

La Polizia postale riceve decine e decine di segnalazioni su questo triste fenomeno, e la procura della capitale ha pertanto deciso di indagare, oltre che avvertire i cittadini per invitarli alla prudenza. Ci sono cybercriminali che si spacciano per agenzie umanitarie internazionali, per rappresentanti del governo ucraino o dell’Unicef, e si fanno dare soldi con la scusa di raccoglierli per i profughi.

Altri inviano mail con in allegato presunti moduli per l’aiuto alla popolazione ucraina, che invece contengono pericolosi trojan come Agent Tesla e Remcos che infettano i PC e rubano tutti i dati sensibili dei loro proprietari.

Truffa anche via chat e Twitter: l’associazione Ernesto, per esempio, raccoglie donazioni per l’accoglienza temporanea dei bambini ucraini. Chiede mail, nome, cognome, residenza, numero di telefono, numero di bambini ospitabili, presenza di altri minori, anziani o animali in casa e periodo di disponibilità dell’accoglienza. C’è solo un piccolo particolare: l’associazione in questione non solo non si occupa di accoglienza di minori non accompagnati, ma addirittura non c’entra nulla con la vicenda e infatti ha sporto denuncia contro ignoti.

Infine si muove anche il mondo delle criptovalute. Diversi gruppi e associazioni “fantomatiche” richiedono offerte in Bitcoin, Ethereum e USDT, ma il “denaro” raccolto va a pirati informatici con sede quasi tutti in Cina. “Quasi” perché molti altri  IP conducono in Germania e perfino negli Stati Uniti. Insomma, in nome della solidarietà, tutti sono pronti a rubare. La polizia però vigila, e sta effettuando un’ampia attività di monitoraggio sul Web.

 

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