Semaforo verde dei giudici: Uber torna in Italia

Il tribunale di Roma revoca il ricorso dei tassisti e dà via libera a Uber in Italia, in attesa però che la politica trovi una soluzione.
Semaforo verde dei giudici: Uber torna in Italia
Il tribunale di Roma revoca il ricorso dei tassisti e dà via libera a Uber in Italia, in attesa però che la politica trovi una soluzione.

Un altro venerdì clamoroso per Uber: il Tribunale di Roma ha revocato la propria ordinanza del 7 aprile scorso con la quale aveva disposto l’oscuramento dell’applicazione su tutto il territorio nazionale, provvedimento congelato dal ricorso accolto nel venerdì di Pasqua. Ora lo stesso tribunale ha respinto quello dei tassisti, di fatto riconoscendo la deadline di Parlamento e Ministero dei trasporti fino al 31 dicembre di quest’anno.

Secondo fonti che provengono dai legali stessi impegnati nella causa, è stato accolto il concetto per cui è valida la sospensione delle norme controverse della legge nazionale che disciplina il settore taxi e noleggio con conducente, quelle per intendersi che erano contenute nell’emendamento Lanzillotta che scatenò una guerra urbana nella Capitale. Come in certi giochi, si torna al punto di partenza, il dado dovrà essere lanciato dalla politica, alle prese con una riforma attesa da diversi anni.

Uber Italia intanto esprime la sua soddisfazione per questa decisione del tribunale di Roma, che dà ossigeno all’azienda:

Siamo davvero felici di poter annunciare a tutte le persone e agli oltre mille autisti partner di Uber che potranno continuare ad utilizzare la nostra applicazione in Italia. Ora più che mai è forte l’esigenza di aggiornare la normativa datata ancora in vigore, così da consentire alle nuove tecnologie di migliorare la vita dei cittadini e la mobilità delle città.

Cosa dice la sentenza

L’aspetto interessante di questa sentenza (pdf) è che non solo accoglie il ricorso di Uber e preme, come d’altronde ormai fanno tutti, per una riforma del settore in senso più concorrenziale nell’ottica di un maggior servizio al cittadino, ma ragiona sull’insussistenza dell’obbligo di stazionamento in rimessa, cioè l’argomento principale, scatenante la controversia Uber Ncc-tassisti. Secondo i giudici, non solo la disposizione è valida limitatamente per i tassisti, ma la sua efficacia è sospesa da una decisione del Parlamento, in attesa di nuove disposizioni. Per questa ragione, le accertate condotte degli Ncc non sono in “violazione delle regole della correttezza professionale”.

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Questo passaggio dell’ordinanza del tribunale, sezione IX Civile del Tribunale di Roma, porta alla conclusione – che farà arrabbiare non poco le associazioni di categoria dei tassisti – che per il noleggio con conducente non esiste obbligo di stazionamento in rimessa perché quando la legge ha trattato l’argomento Uber non esisteva ancora e perché, soprattutto, la sua efficacia è sospesa per decisione del parlamento.

Naturalmente questa lunga battaglia non è affatto conclusa. Il ping pong nei tribunali però sì: ormai manca poco tempo alla fine dell’anno e tutti guardano, a maggior ragione da oggi, alle decisioni che prenderà il ministro Del Rio e all’eventuale riparazione del Milleproroghe con un nuovo decreto.

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