Il TILT di Trieste: prove di Silicon Valley

Un incubatore a Trieste nasce in un contesto particolarmente accattivante, tra il sincrotrone e l'Università, il sostegno pubblico e quello privato.
Il TILT di Trieste: prove di Silicon  Valley
Un incubatore a Trieste nasce in un contesto particolarmente accattivante, tra il sincrotrone e l'Università, il sostegno pubblico e quello privato.

Nelle città metropolitane ci sono grandi popolazioni e opportunità, ma non sempre altri vantaggi geografici e storici. I grandi player cercano ecosistemi innovativi, ma devono essere presenti anche le università e la volontà pubblica. A conti fatti, in Italia è ancora aperta la caccia al territorio di vocazione che possa rappresentare un modello di sistema per le nuove imprese che metta assieme denaro, ricerca scientifica, convergenza pubblico/privato. Da oggi si può dire che ci sta provando Trieste. Una scommessa seria, che si chiama TILT (Teorema Incubation Lab Trieste), un vero digital hub in Italia per lo sviluppo di startup nella IT.

Ideata da Teorema, la società di Michele Balbi che da anni si occupa della trasformazione digitale delle imprese, l’iniziativa TILT nasce da un senso di give back, un successo imprenditoriale che si è innestato con AREA Science Park, lo straordinario parco tecnologico di Trieste dove è collocato il Sincrotrone e il Fermi, due macchinari con pochi simili al mondo dove si studiano le particelle atomiche e vi lavorano team di ricerca da tutto il mondo. Gli altri due partner sono l’Università degli Studi di Trieste e Microsoft. Il contributo del Comune di Trieste chiude il cerchio.

Ecosistema di eccellenze: per quale motivo?

Circondati ieri sera dai macchinari del sincrotrone oppure dalla bellezza del teatro Verdi della città oggi in conferenza stampa, Michele Balbi è un fiume in piena. È lui, con la sua Teorema, ad aver pensato a questo particolare incubatore che si candida ad accogliere una decina di startup l’anno. Dopo un viaggio in California, racconta, aveva visto troppi ragazzi italiani, non poteva restare indifferente. Perché non portarli a Trieste, la sua città? Nel giro di un anno, cercando e trovando la collaborazione di Microsoft e del parco tecnologico, ha creato un sistema semplice ed efficace. Lui metterà le skills per le startup, la consulenza su finanza, marketing, mercati. Il parco mette l’infrastruttura e tramite Invitalia Ventures ha posto le basi per l’accesso ai capitali previsti per finanziare le startup. Microsoft fornirà i tool con cui gli startupper potranno iniziare a lavorare. Il cosa, il dove, il come.

Vogliamo restituire alla comunità il valore che ci ha dato quando abbiamo iniziato noi grazie a un terreno scientifico e produttivo fertile, apportando in più la visione, l’innovazione e le competenze che abbiamo sviluppato in tanti anni di lavoro. Avessi potuto contare, 18 anni fa, su qualcuno che mi segnalasse gli orientamenti di mercato, le strategie di finanziamento migliore, l’avrei apprezzato molto.

Un conto però è essere affezionati a un luogo, un altro è mettere davvero alla prova un territorio e testarne le possibilità. In questo sono d’aiuto il sindaco Roberto Cosolini e Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia. Dopo il loro primo incontro al digital day l’anno scorso, è scoccato un interesse reciproco. D’altronde la filiale italiana di Redmond ha deciso di fornire una serie di strumenti per un valore di un milione e mezzo di euro. Trieste lo merita perché, in fondo, sembra davvero una piccola Silicon Valley stando a Purassanta:

Questo polo d’eccellenza consentirà a moltissime nuove aziende di crescere sia a livello locale, in una regione così votata all’imprenditorialità, sia a livello internazionale. Posso dirlo perché non appena sono venuto qui ho trovato subito il clima giusto: una volontà politica forte, un territorio che punta alla cross-fertilizzazione. L’Italia non ha mai avuto una grande politica industriale, è un paese che ha una storia di città e non tutte le città hanno gli stessi ingredienti: ci devono essere la volontà pubblica, gli investimenti e le convergenze.

Un dato per comprendere questa convergenza. Trieste conta la più alta densità di ricercatori in Italia: 37 ogni mille abitanti. L’Area Science Park vuole essere lo spazio vitale di questo distretto, forte dei suoi 3 campus, situati a Trieste e Gorizia, centri di ricerca e sviluppo e imprese e gli oltre 2.500 addetti. Il parco ha un proprio incubatore certificato che ha costituito 45 imprese, ospita 80 imprese e 8 centri di ricerca su 94 mila mq. Il TILT aggiunge il tassello startup digitali a un territorio dove sono tradizionalmente bravi a mettere in contatto ricerca e industria. Il go to market delle startup digitali ospitate dovrà corrispondere a queste aspettative: non più di 12-18 mesi.

Tutti contribuiranno alla selezione e alla consulenza alle nuove imprese: la capacità dell’Università di riconoscere e lanciare talenti, il supporto nella realizzazione del business plan, amministrativo e gestionale, marketing, l’accesso a un network di finanziatori, saranno compito di Teorema, così come tutto l’hardware ed il software necessari alla prototipazione in caso fosse necessario. Microsoft punta ai suoi strumenti, certo, ma anche alla sua esperienza nell’indirizzare gli startupper e far collidere le idee migliori.

I numeri

10 startup l’anno. Questo il numero di ospitalità previsto in questo primo anno, che prosegue in maggio/giugno con una nuova call. TILT ha ricevuto a oggi 60 progetti, ne ha approfonditi 12 e ha scelto 2 startup all’avvio. Una è App to Map, una piattaforma sviluppata un anno fa per la gestione del marketing di prossimità. L’idea di Luca Panzarella è quella di localizzare la presenza di un cliente per micro-momenti di marketing da vendere tecnicamente ai retailer. L’altra startup, M2TEST, è una originale azienda nata in ambito universitario: mamma ingegnere e figlia laureata in farmacologia vogliono cambiare in meglio la diagnosi di osteoporosi con modelli matematici estratti dall’analisi delle radiografie.

100 mila euro: la cifra minima media investita per ogni startup da parte dell’incubatore al primo round.

1,5 milioni di euro: il valore messo a disposizione da Microsoft in termini di servizi gratuiti per gli startupper.

Conferenza

Conferenza stampa al teatro Verdi di Trieste. Da sinistra, seduti: il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, Michele Balbi, presidente di Teorema, Stefano Casaleggi, Direttore Generale AREA Science Park, Maurizio Fermeglia, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Trieste, Carlo Purassanta, Amministratore Delegato di Microsoft Italia.

Purassanta: in Italia si può fare

Quando qualche mese fa è arrivato in Italia Satya Nadella, invece di chiedergli delle statistiche sui prodotti della casa ha colto di sorpresa il suo country manager italiano con una domanda diretta: «Tu cosa hai fatto per la digitalizzazione delle imprese italiane? In cosa è forte l’Italia e come la aiuti?». Questo approccio ha colpito Purassanta, è diventato un mantra. Così Microsoft ha iniziato a girare il paese, col suo progetto sui territori digitali, sta lavorando per individuare i grandi ambiti italiani, i punti di forza con cui scalare il mondo iniettando informatizzazione. In questo processo, Trieste ha avuto la meglio su altri territori, ma soltanto per ora. Ne arriveranno altri.

Purassanta, quando si parla di rapporto tra poli universitari e impresa, si pensa solo a Milano e Roma. Voi peraltro collaborate molto con il Polihub, la Bocconi, la Luiss Enlabs. Eppure emergono ora città che si consideravano fuori dai radar. Perché?

Il motivo è che un’azienda che fa aziende, cioè un incubatore, è teoricamente possibile ovunque, ma la demografia, le scelte del territorio, certe caratteristiche cambiano favorevolmente le precondizioni perché una multinazionale come la nostra decida di investire. Trieste corrisponde a questa qualità. Ad esempio, Il mare è considerato dai francesi la più grande infrastruttura innovativa del futuro. Ci facciamo rubare il mare dai francesi?

Altre città?

Genova secondo me è una grande città per l’ICT. E l’area tra la Calabria e la Sicilia orientale, tra Cosenza e Catania, è un’area dove le università sono ottime e i territori sono stati capaci di dialogare.

Vuol dire che l’Italia potrebbe avere un hub digitale dello Stretto?

Sì, e prima del famoso ponte. Anzi, scommetto che l’avrà.

Il 7 aprile presenterete Grow It Up, un acceleratore degli acceleratori di Microsoft Italia. È davvero possibile mettere in rete le migliori menti delle aziende di punta in questo paese così amante del particolare?

Che in Italia non siano possibili le sinergie è un luogo comune. Noi abbiamo detto alle principali aziende del paese: prestateci i vostri migliori cinque dirigenti sui vari ambiti (marketing, sviluppo tecnologico, eccetera), li facciamo incontrare per un paio di giorni coi nostri startupper. Per scambiarsi idee, magari in futuro incoraggiare collaborazioni, acquisizioni. Nessuno ci ha detto di no.

Carlo Purassanta

Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, coi giornalisti dopo la conferenza stampa a Trieste. Il TILT è un nuovo genere di incubatore nel quale l’azienda informatica investirà mettendo i suoi tool per gli startupper. A livello più grande, Microsoft intende lanciare i territori digitali con diverse iniziative sotto il cappello del futuro Grow It Up.

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