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Neanche il tempo di godersi la buona notizia dell’
Un delicato equilibrio che il giornalista Alessandro Longo del gruppo Espresso-Repubblica ha denunciato poco fa, lasciando di stucco anche molti esponenti dell’Agenda Digitale italiana, che ancora una volta devono lamentare il classico "passo del gambero" della politica nazionale sull’innovazione tecnologica. Il taglio riguarda i fondi stanziati nel famoso Decreto Crescita 2.0 poi diventato legge 221, dunque non quelli previsionali bensì quelli parte del complesso sistema di fondi grazie ai quali il MISE ha siglato anche di recente accordi col Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Sardegna, le Marche e la Lombardia.
Pare nella notte tagliati 20m su 150 stanziati 8 mesi fa x annullamento digital divide. Tagliare investimenti pro futuro non è bella idea..
— Stefano Quintarelli (@quinta) July 23, 2013
Tagliati 20 milioni di banda larga x darli a TV locali. Obbligare almento le TV locali a garantire X ore di alfabetizzazione digitale?
— Roberto Scano (@rscano) July 23, 2013
Una spiegazione possibile di questo taglio chirurgico (
Presentato oggi a Palermo accordo con Regione Sicilia per banda larga e #ultralarga con VM @a_catricala e SSS @SimonaVicari. #digitaldivide
— MIMIT (@mimit_gov) July 10, 2013
Resta però abbastanza grave che in un blitz notturno si sia andati a tagliare questi fondi, essendo già stanziati. Resta la domanda: chi pagherà questo taglio? Se così rimanesse – ma non è escluso che qualcosa in Aula, pur nei tempi ristretti del voto di fiducia, si possa ancora fare – probabilmente non la Lombardia o le altre regioni già molto avanti nella lotta al digital divide, né il sud sul quale tramite diversi bandi si sta investendo per volontà politica e per colmare una grave arretratezza. Pagherebbero, quindi, le ragioni del centro nord "colpevoli" di non essere abbastanza ricche – ma anche intraprendenti – da aver fatto da sole né abbastanza povere da impedire ogni alternativa oltre all’investimento diretto dello Stato.