Tagliati i fondi per la banda larga

La stessa commissione che ha liberalizzato il WiFi ha tolto 20 milioni dei 150 destinati al digital divide. Il Piano banda larga camminerà a fatica.
Tagliati i fondi per la banda larga
La stessa commissione che ha liberalizzato il WiFi ha tolto 20 milioni dei 150 destinati al digital divide. Il Piano banda larga camminerà a fatica.

Neanche il tempo di godersi la buona notizia dell’emendamento salva WiFi e rimbalza dalle stanze della Commissione Bilancio che sempre nella tarda serata di ieri c’è stato un piccolo ma significativo taglio dei fondi per la banda larga. Per mancanza di copertura, i 150 milioni stanziati a dicembre 2012 sono stati ridotti a 130. Non sarebbe grave, se non fosse che il Piano Nazionale Banda Larga è poggiato su una intesa con le Regioni e sui cofinanziamenti. E nulla può essere spostato senza mettere a rischio la stabilità del resto.

Un delicato equilibrio che il giornalista Alessandro Longo del gruppo Espresso-Repubblica ha denunciato poco fa, lasciando di stucco anche molti esponenti dell’Agenda Digitale italiana, che ancora una volta devono lamentare il classico “passo del gambero” della politica nazionale sull’innovazione tecnologica. Il taglio riguarda i fondi stanziati nel famoso Decreto Crescita 2.0 poi diventato legge 221, dunque non quelli previsionali bensì quelli parte del complesso sistema di fondi grazie ai quali il MISE ha siglato anche di recente accordi col Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Sardegna, le Marche e la Lombardia.

Una spiegazione possibile di questo taglio chirurgico (PDF) è che le regioni del nord hanno mostrato un’accentuata capacità autonoma nel colmare il gap digitale tramite diverse operazioni, dall’investimento pubblico diretto nelle infrastrutture a quella in gestione (soprattutto quando wireless), agli incentivi per il market failure, cioè nelle aree a scarsa rendita commerciale, fino ai vari protocolli d’intesa. Di converso, cinque regioni del sud hanno già riallocato parte dei fondi strutturali europei 2007/2013 per una cifra pari a 387 milioni di euro, come illustrato dallo stesso Ministero dello Sviluppo.

Resta però abbastanza grave che in un blitz notturno si sia andati a tagliare questi fondi, essendo già stanziati. Resta la domanda: chi pagherà questo taglio? Se così rimanesse – ma non è escluso che qualcosa in Aula, pur nei tempi ristretti del voto di fiducia, si possa ancora fare – probabilmente non la Lombardia o le altre regioni già molto avanti nella lotta al digital divide, né il sud sul quale tramite diversi bandi si sta investendo per volontà politica e per colmare una grave arretratezza. Pagherebbero, quindi, le ragioni del centro nord “colpevoli” di non essere abbastanza ricche – ma anche intraprendenti – da aver fatto da sole né abbastanza povere da impedire ogni alternativa oltre all’investimento diretto dello Stato.

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