Superpartes: il campus startup made in Brescia

Due ingressi di grande peso, Bonometti e Streparava, all'innovation campus bresciano, che ha la particolarità di credere nel binonio mobile-industria.
Superpartes: il campus startup made in Brescia
Due ingressi di grande peso, Bonometti e Streparava, all'innovation campus bresciano, che ha la particolarità di credere nel binonio mobile-industria.

C’è un campus per startup digitali che ha introdotto una visione industriale. Superpartes ha invitato con successo altri due protagonisti del mondo imprenditoriale e industriale italiano, Streparava e OMR Bonometti, che entrando nella compagine societaria irrobustiscono lo stile di questo acceleratore che si pensa più come laboratorio di sperimentazione sia tecnologica che imprenditoriale.

Fondato grazie a Gianfausto Ferrari (presidente, cofondatore anche del Talent Garden di Brescia) e Marino Piotti (CEO), Superpartes ha accolto nello stabile in via Stassano a Brescia (intitolato a Enrio Faggin, inventore del microprocessore) due leader industriali made in Brescia come Pier Luigi Streparava e Marco Bonometti, nomi importanti dell’automotive, convinti dell’approccio di questo campus che pur ospitando startup che lavorano con applicazioni digitali le considera capaci di produrre innovazione a livello industriale. Non tutti la pensano così, ma brand come Coop estense, North face, Auchan, Pioneer, Unicredit, H-art, Frog design, H3g, Moleskine, hanno già avuto modo di cambiare opinione affidando i loro obiettivi alle startup e agli asset del campus.

«Abbiamo ritenuto un ottimo investimento aderire al loro modello a sostegno della nascita e crescita di aziende», ha commentato Pier Luigi Streparava, presidente di Streparava Holding, la finanziaria del gruppo omonimo che conta investimenti diversificati in aree quali costruzioni e strutture in acciaio, sistemi di identificazione a radiofrequenza e bancario.
Marco Bonometti, presidente e ad di OMR Holding, ha parlato invece di operazione che «testimonia come l’imprenditoria bresciana crede nello sviluppo tecnologico e nello sviluppo futuro del mobile».

L’investimento di Streparava e OMR segue quello di altri imprenditori e gruppi industriali che hanno creduto in Superpartes e hanno deciso di investire; come Gianluca Andena, ex CEO di Permira Italia, che ha acquisito il 25% (con opzione per arrivare al 40%) di RetApps, giovane azienda nata sotto le ali del campus bresciano. Webnews ne parla con il CEO, Marino Piotti.

Marino Piotti, CEO di Superpartes, informatico ed esperto di elettronica. Insieme a Gianfausto Ferrari, Fulvio Primatesta, Francesco Beraldi, Marco Streparava, Davide Felappi e Luca Salgarelli, ha costituito il team di questo innovation campus.

Marino Piotti, CEO di Superpartes, informatico ed esperto di elettronica. Insieme a Gianfausto Ferrari, Fulvio Primatesta, Francesco Beraldi, Marco Streparava, Davide Felappi e Luca Salgarelli, ha costituito il team di questo innovation campus.

Con questo ingresso avete detto che si è chiuso un cerchio: in che senso?

Quando due holding così importanti entrano nella compagine significa che l’approccio non è soltanto teorico, ma conquista la realtà imprenditoriale. Per questo sono molto soddisfatto.

La quota?

Il pacchetto è del 10%. Questi grandi nomi dell’imprenditoria frequenteranno il campus, scopriranno le startup, diranno la loro e naturalmente potranno decidere prima e meglio degli altri su quali puntare per sé o comunque per un mercato che conoscono bene.

Il rapporto tra mobile e industria non incanta tutti: cosa vi convince?

La mia esperienza di lavoro in Onion spa. In quegli anni andavamo a spiegare alle aziende come Internet avrebbe cambiato tutto, e anche allora c’era qualche resistenza. A Superpartes pensiamo che vent’anni dopo saranno le applicazioni per device in mobilità a cambiare tutto: è una tecnologia che incide nella comunicazione interna, nella gestione, nel marketing, nell’analisi.

Incuriosisce anche il vostro approccio – mi permetto di dire, molto “bresciano” – verso l’hardware. Per fare un esempio, è possibile venire a sperimentare coi Google glass…

Vero, ci piace metter mano anche all’elettronica, alla microelettronica, ai device, nella misura in cui è possibile. Nel caso dei Google glass c’è il problema dell’ottica, che è lasciata in esclusiva a una nota azienda, quindi è complicato capire fino a che punto sono modificabili, ma posso anticipare che presto avremo un nostro laboratorio di sperimentazione di microelettronica. Anche in questo ci distinguiamo.

Il metodo del campus è davvero industriale: idea, prototipo, feedback e sviluppo?

La vera unicità dell’ecosistema Superpartes rispetto all’affollato mondo degli acceleratori e incubatori di startup è che qui le idee si trasformano in prodotti industriali. Le startup si trasformano in aziende in grado di realizzare soluzioni che risolvono in modo innovativo problemi concreti, migliorando la vita di tutti. Facciamo una rigida selezione fondendo competenze sul software e sull’hardware al fine di realizzare soluzioni complete e industrializzabili nel campo dell’Internet delle Cose, terreno al quale teniamo particolarmente. Per questa ragione tendiamo a pensare anche agli oggetti fisici e non soltanto alle applicazioni: vogliamo vederle all’opera, capire cosa e come attivano.

Poche startup, quelle che possono diventare secondo il vostro modello delle vere aziende…

Precisamente.

Se dal campus uscisse qualche uso non contemplato a Mountain View dei Google glass?

Stiamo cominciando a lavorarci, in caso positivo siete tutti invitati a venire a vedere.

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