Sui social network come Facebook? Un popolo di conformisti

Facebook e i social network inducono le persone ad adottare scelte conformiste, secondo uno studio italiano condotto a Trieste.
Facebook e i social network inducono le persone ad adottare scelte conformiste, secondo uno studio italiano condotto a Trieste.
Sui social network come Facebook? Un popolo di conformisti

Facebook e compagnia bella inducono al conformismo. Tutti quei like sono il codice comportamentale di un habitat che spinge ad assumere atteggiamenti equilibrati. Così dice una ricerca matematica condotta della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, che verrà presto pubblicata su una rivista internazionale.

La ricerca (

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) parla chiaro fin dal titolo: “Dimmi che ti piace, piacerà anche a me”, analizza le interazioni tra le persone nei

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e dimostra la validità della teoria dell’equilibrio formulata negli anni Cinquanta dallo psicologo Fritz Heider.

Secondo questo modello, gli individui cercano di evitare situazioni conflittuali e, per non creare spiacevoli attriti, tendenzialmente adottano scelte conformiste, adeguandosi alle scelte degli amici o degli opinion leader. Così viene spiegato dai matematici che hanno utilizzato un algoritmo mutuato dalla fisica statistica per esplorare le connessioni tra gli utenti di tre social network – Epinions, Slashdot e WikiElections:

«Se A e B sono amici e A dichiara di apprezzare C, probabilmente B farà lo stesso. Così come se A “tagga” negativamente C, lo stesso tenderà a fare B per evitare fraintendimenti e situazioni instabili. (…) Gli amici dei miei amici sono miei amici, i nemici dei miei amici sono miei nemici, così come gli amici dei miei nemici sono miei
nemici e i nemici dei miei nemici sono miei amici.»

Le teorie di Heider non erano mai state verificate su così larga scala, e anche se il più noto social network del mondo,

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, non è al centro della ricerca – per la ragione che su questa piattaforma non esistono i commenti negativi ma soltanto quelli positivi – molti pensano che non c’è ragione di credere che questa tendenza non valga anche nei social planetari.

È una questione probabilmente un po’ più complicata di quanto possa fare la matematica pura – che ha il difetto di non essere utile nelle ricerca di stampo qualitativo – e basterebbe pensare all’esperienza comune del tasso molto alto di litigiosità e pluralismo delle opinioni che quotidianamente incontriamo nelle reti sociali per comprendere come questa osservazione non è esaustiva.

Però ha un pregio: racconta molto bene una dinamica spiacevole delle comunità su

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, quella dell’isolamento. Nei social si trovano persone impopolari tenute a distanza dalla maggioranza degli utenti, capaci di rendere innocui i contenuti senza conflitti all’interno della comunità stessa.

«Quando infatti una comunità è d’accordo che uno o più individui sono da isolare, questi ultimi attireranno tanti giudizi negativi senza per questo “sbilanciare” la rete.»

E questo, in effetti, è conformismo.

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