Stupidi o multitasking nell'era del Web 2.0? Ecco i test

Stupidi o multitasking nell'era del Web 2.0? Ecco i test

Il libro appena pubblicato negli USA, “The shallows” di Nicholas Carr, da cui è nata la prima grande discussione attorno agli aspetti meno edificanti del

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, deve aver messo in allarme il popolo di Internet. Tant’è che soltanto 24 ore dopo il New York Times aveva già messo a disposizione due test cognitivi per stabilire il nostro grado di concentrazione. Siamo davvero multitasker, o siamo stupidi come qualcuno comincia a insinuare?

A corredo di una lunghissima e a tratti divertente inchiesta, con protagonista un certo Mr. Cambell, emblematico multitasker alle prese con laptop, smartphone e strumenti Web che ha accettato di farsi monitorare lungo la sua giornata-tipo, il giornale ha allegato ben due test elaborati dalla Stanford University per valutare la nostra concentrazione e quanto siamo multitasking, cioè quanto velocemente ed efficacemente siamo in grado di gestire differenti input e passare dall’uno all’altro.

Nel primo test avrete a che fare con rettangoli rossi e blu, e bisogna stabilire se e quando quelli rossi si sono capovolti. È un test particolarmente noioso, ma se arriverete in fondo uno schema illustrerà la vostra performance paragonandola a risultati migliori e peggiori. Particolare risalto viene data alla capacità di ignorare le distrazioni, qualità che sembra tenda a disperdersi dopo un uso indiscriminato del computer e del Web.

Il secondo test è apparentemente più semplice: bisogna indicare una lettera, vocale (vowel) o consonante (consonant), o se un numero è pari (even) o dispari (odd). Oltre al numero di risposte giuste, conta anche il tempo di risposta.

Attenzione, però. In caso di risultati positivi non urlate al mondo che siete dei perfetti multitasker: secondo i ricercatori, dimostra esattamente il contrario. La tesi di fondo, infatti, è che gli “heavy multitasker” hanno maggiori problemi nel focalizzare l’attenzione e a lasciar perdere informazioni superflue.

Secondo Adam Gazzaley, neuroscienziato dell’Università della California, l’attività interattiva nonstop è un passaggio evolutivo enorme nello sviluppo dell’uomo.

Ma così facendo esponiamo i nostri cervelli a un condizionamento e chiediamo cose che evolutivamente non è scontato sappiano fare. Sappiamo invece che tutto ciò ha delle conseguenze.

Avete provato i test? Non siate timidi: raccontate i vostri risultati. Per onestà, l’autore del blog anticipa i suoi: disastrosi.

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