Strasburgo: siti responsabili dei commenti

La Corte dei diritti umani ritiene legittimo multare chi non cancella commenti offensivi. Sentenza preoccupante? No, ecco perché.
Strasburgo: siti responsabili dei commenti
La Corte dei diritti umani ritiene legittimo multare chi non cancella commenti offensivi. Sentenza preoccupante? No, ecco perché.

Se un sito d’informazione non censura i commenti offensivi anonimi postati dai lettori è «giustificato multarlo e questo non viola la libertà d’espressione». L’ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza con cui ha assolto l’Estonia per aver multato uno dei più grandi portali d’informazione nazionali. Molti ora parlano di sentenza pericolosa per i blog e l’informazione online, ma non è così. Si tratta di un caso molto specifico.

La notizia data dall’Ansa ha gettato un po’ di scompiglio anche in Italia perché ricorda, così come viene riassunta, la sentenza sulla blogger italiana condannata per diffamazione. Il portale estone al centro della questione aveva pubblicato un articolo sulle scelte controverse operate da una compagnia di navigazione, cui i lettori avevano risposto con commenti ritenuti estremamente offensivi e diffamatori, arrivando anche a minacciare i proprietari della compagnia di navigazione.

In realtà, bisogna far caso alla corte che si è pronunciata: quella dei Diritti umani, non la Corte di Giustizia Europea. Inoltre, il pronunciamento non è definitivo – ci sono tre mesi per le osservazioni – e successivamente il Consiglio Europeo potrebbe prendere una posizione completamente diversa. Ma cosa è successo, allora? L’avvocato Fulvio Sarzana si è letto il documento e ritiene si tratti di un caso particolare che non influirà nel dibattito continentale:

La corte non ha considerato le norme del diritto sul commercio elettronico, che spiega come l’intermediario è responsabile soltanto quando riceve la segnalazione di contenuti di questo tipo. La Corte di Strasburgo invece ha considerato soltanto la normativa sulla diffamazione, sentenziando che se il giudice estone ha ritenuto che ci fossero gli estremi non possono essere loro a negare questo processo. Nella sentenza si dice anche altro: il portale aveva un filtro, che però non ha funzionato, inoltre il giudice estone aveva considerato che i commenti erano parte del business del portale. Così la Corte ritiene che aver fissato queste regole per i commenti di fatto ha creato una responsabilità del contenuto.

Nessun problema futuro, quindi, per i siti di informazione europei ed italiani. La sentenza viene da una corte che non produce certo legislazione su questi temi, ma semplicemente ha sottolineato il rispetto delle sentenze ispirate alle norme nazionali sulla diffamazione (in questo caso, quelle estoni):

Certo, è la prima volta che leggiamo una sentenza di Strasburgo sui commenti diffamatori online, c’è questa curiosità statistica, ma se si fosse pronunciata la Corte di Giustizia e avesse affermato che “i direttori dei giornali sono sempre responsabili dei contenuti potenzialmente diffamatori presenti nei commenti” allora ci sarebbe stato davvero di che preoccuparsi. Qui si parla di un caso molto specifico e legato a una legislazione nazionale.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti