La lotta tra Adobe e Apple si fa ogni giorno più accesa. Con il rilascio agli sviluppatori dell’ultima SDK per iPhone e iPad, Cupertino ha introdotto il
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di tutti quei tool di conversione che permettono, in modo agevole, di trasportare applicazioni da una piattaforma all’altra. Diretta vittima di questa decisione è proprio Adobe che, con l’imminente rilascio della
suite CS5, aveva in programma uno strumento migliorato per la
trasformazione di software Flash in applicazioni per dispositivi portatili targati Mela.
Greg Slepak, CEO di
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, ha
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Steve Jobs per chiedere spiegazione di questo divieto al porting di Flash. Di primo acchito, l’iCEO ha risposto linkando un
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che, a suo parere, ben spiegava le ragioni alla base di questa decisione. Slepak, non soddisfatto, ha ribattuto sostenendo di percepire una
limitazione alla propria creatività, non potendo più usufruire di tool preziosi quali il software di conversione di Adobe.
A seguito di questa ulteriore precisazione, Steve Jobs ha risposto senza lasciare alcuno spazio al dubbio:
Ci siamo già passati, livelli intermedi tra la piattaforma e lo sviluppatore portano ad applicazioni sotto gli standard e limitano il progresso della piattaforma stessa.
Secondo l’iCEO, la conversione di software da un formato all’altro causerebbe un degrado dell’intero ambiente di sviluppo, non consentendone un’adeguata evoluzione. L’obiettivo dichiarato, di conseguenza, appare quello di proteggere gli standard qualitativi di App Store, mantenendolo rigorosamente mono-linguaggio.
Tuttavia la motivazione ufficiale, come è semplice comprendere, nasconde giustificazioni indirette: l’esclusione di competitor scomodi, quali Adobe e Java, dai giochi. La rete, allo stesso tempo, si chiede se questa decisione non violi le norme della concorrenza. E c’è anche chi, come riporta
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, ironicamente sottolinea le
contraddizioni di Jobs:
L’argomentazione di Steve Jobs sulle piattaforme porta a un’inevitabile conclusione: iTunes per Windows è un’applicazione sotto gli standard.
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