Sony, una taglia sui cracker del PSN

Sony starebbe valutando la possibilità di mettere una taglia sulla testa dei cracker dei server del PlayStation Network.
Sony, una taglia sui cracker del PSN
Sony starebbe valutando la possibilità di mettere una taglia sulla testa dei cracker dei server del PlayStation Network.

Sebbene la decisione non sia ancora stata formalizzata, Sony sarebbe pronta ad ufficializzare una vera e propria taglia sulla testa dei cracker del PlayStation Network. Tale opportunità sarebbe in fase di valutazione con le autorità per soppesare i vantaggi di una simile strategia in questa precisa fase delle indagini. Dietro una eventualità di questo tipo si nascondono infatti due fatti conclamati: primo, Sony intende avere in mano chi ha causato il bailamme delle ultime settimane; secondo, Sony ancora non ha elementi utili per giungere alla definizione delle responsabilità dell’attacco.

Sony aveva inizialmente escluso gli Anonymous tra i possibili responsabili dell’attacco, salvo poi tornare sui propri passi a causa di un file trovato sul server violato e che sembra essere una chiara firma sulle responsabilità del gruppo di protesta. Mentre gli Anonymous negano, però, Sony non sembra saper offrire informazioni ulteriori e cerca pertanto proprio tra le maglie degli Anonymous un qualche strappo che porti ad informazioni fondamentali per risalire tanto agli autori dell’attacco, quanto alle menti in grado di portare avanti nuove eventuali minacce.

Il weekend è passato senza ulteriori problemi: Sony ha dovuto rinviare il ripristino dei server del PlayStation Network, ma al tempo stesso non ha subito alcun attacco ulteriore come teorizzato nei giorni passati. Mentre i tecnici sono al lavoro per garantire piena sicurezza sui sistemi, però, Sony lavora anche per giungere all’origine del problema: i cracker che hanno messo a ferro e fuoco i dati personali di 100 milioni di utenti.

Sony, nel frattempo, nega anche le accuse piovute sul gruppo da un esperto di sicurezza che aveva indicato proprio nelle mancanze del gruppo le principali responsabilità per l’accaduto. Il gruppo giapponese risponde punto per punto alla disamina del prof. Spafford: non sono state utilizzate tecnologie obsolete, un firewall era in uso ed i sistemi erano stati recentemente aggiornati.

La piaga rimane aperta. I colpevoli rimangono ignoti. I server rimangono spenti. E le polemiche si moltiplicano.

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