Snapchat si prepara alla IPO in Borsa

Evan Spiegel prepara l'offerta pubblica per una quotazione che potrebbe arrivare a 25 miliardi di dollari: la camera-company alla sfida della trasparenza.
Snapchat si prepara alla IPO in Borsa
Evan Spiegel prepara l'offerta pubblica per una quotazione che potrebbe arrivare a 25 miliardi di dollari: la camera-company alla sfida della trasparenza.

Tutti aspettavano AirbnB e Uber, ma è arrivata prima Snap. Il nome ufficiale, più breve, di Snapchat, quello che correrà lungo i grafici dei titoli di Borsa nel mercato di scambio più importante al mondo, dove si appresta a sbarcare. L’app di messaggistica punta a raccogliere 3 miliardi di dollari per una valorizzazione di 25 miliardi, superiore a quella di Twitter quando entrò nel Nasdaq nel 2013.

Snapchat riuscirà ad affrontare, nella sua splendida autonomia, la sfida dell’offerta pubblica? Se lo chiede Bloomberg, che sottolinea come fino ad oggi Snap si è fatta forza di una certa cultura della segretezza, che pervade l’azienda a partire dal Ceo, Evan Spiegel, noto per la sua maniacale riservatezza (caratteristica peraltro di molti founder della Silicon Valley), e che si realizza nell’idea centrale del contenuto a tempo. Resistendo ad ogni corteggiamento – compreso quello di Mark Zuckerberg – l’azienda è maturata al punto di pensare di raccogliere il favore degli investitori: a Facebook occorsero otto anni, a Twitter sette, per Snapchat ne sono bastati cinque. I numeri su cui conta sono 158 milioni di utenti attivi nell’ultimo trimestre 2016, con un incremento ritenuto però inferiore a quello di Facebook. Ovviamente anche i ricavi sono completamente diversi: Facebook ha registrato un utile netto di 4,57 miliardi nel quarto trimestre, rispetto ai 3,12 del terzo trimestre, e quando andò in Borsa aveva un utile netto di 205 milioni. Snap invece ha riportato una perdita netta di quasi 170 milioni nel quarto trimestre. Tuttavia è proprio al “mostro” Facebook che molti analisti pensano quando paragonano Snapchat, anche se le diverse metriche, gli strumenti diversi – Snap si definisce “social media della fotocamera” e rifiuta la definizione di social network – e la fortissima differenza di età degli utenti rendono difficile qualsiasi confronto.

Il roadshow

Nelle prossime settimane Spiegel girerà il paese per incontrare i potenziali investitori per l’IPO di marzo. Un roadshow studiato per presentare l’azienda come società con una visione a lungo termine per la crescita, un piano per sconfiggere la concorrenza, sempre più agguerrita. Oltre a fornire dati finanziari di prima mano, i dirigenti viaggeranno anche oltreoceano e oltremanica (chissà, magari anche in Italia) per parlare di Snap e del titolo in Borsa. Una quotazione che resta comunque rischiosa, trattandosi di un’azienda con una storia molto breve, per non parlare della crisi di Twitter, l’ultima grande del web ad essersi quotata, che ha avuto performance sotto le aspettative. La tipologia stessa del prodotto è bizzarra: ha metriche tutte da imparare, i suoi stessi contenuti spariscono dopo 24 ore e più volte Spiegel ha spiegato di non avere esperti di user-marketing, ma per decidere i nuovi strumenti (ad esempio i filtri) si affida al suo intuito e a quello di pochi collaboratori coi quali comunica nello stesso modo. Con degli snap.

Insomma, la camera-company è una realtà ancora più inafferrabile di quelle che l’hanno preceduta in Borsa, ma ha un potenziale visibile e una sostenibilità altrettanto pensabile: il suo mobile advertising è tra i più innovativi e geniali, con un grado di coinvolgimento dell’utente che nessun altro ha. La quotazione più attesa dell’anno è ai nastri di partenza.

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Un negozio a NY degli Spectacles, i particolari occhiali di Snapchat che registrano video circolari pubblicabili istantaneamente tramite l’applicazione dello smartphone. A riprova della peculiare comunicazione dell’azienda, uscirono senza alcuna pubblicità antecedente e molti dipendenti di Snapchat non sapevano neppure della loro esistenza. (©Shutterstock)

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