/https://www.webnews.it/app/uploads/2013/07/4_20090416113010_bollino.jpg)
Una vicenda lunghissima e paradossale sta trovando forse una sua risoluzione. Dopo cinque anni di lunghe battaglie, per la prima volta una causa legale vede la SIAE perdente sul fronte della politica dei bollini, i famigerati adesivi argentati che nel 2007 la Comunità Europea ha considerato fuori legge. Ora un parere della Commissione Tributaria dà ragione a Edizioni Master e si stabilisce ciò che più spaventata la Società: il rimborso retroattivo.
Giustizia è fatta, secondo l’avvocato Guido Scorza, che ha assistito la parte in causa contro la SIAE e la presidenza del Consiglio dei Ministri, coinvolta per il provvedimento dell’allora governo Berlusconi che reintrodusse l’obbligo del bollino nonostante la sentenza della Corte di Giustizia Europea. Un primo segnale per cui è possibile immaginare la restituzione di parte dei quel denaro – circa dieci milioni di euro ogni anno – che le aziende hanno versato nelle casse della SIAE anche negli anni che vanno dal 2000 al 2009, prima della corretta notifica all’Europa che mancava perché il bollino fosse accettato – ancorché poco gradito – dalla Comunità Europea.
La guerra del bollino
La
È facile prevedere che Siae impugnerà la decisione dei giudici tributari e resisterà alle pretese di quanti, da domani, le chiederanno la restituzione delle decine e decine di milioni di euro che ha sin qui versato sostenendo non più che nulla è loro dovuto ma che ogni pretesa è ormai prescritta.
Ovviamente di parere opposto Andrea Mendel, l’avvocato della SIAE, che al Sole24Ore ha già annunciato appello:
La sentenza estromette lo Stato dalla questione ma non lo riteniamo corretto, perché solo lo Stato – e non la Siae – poteva fare quella notifica. Fu la sua dimenticanza a far partire tutto. Al limite, se un rimborso è dovuto, chiederemo che sia solo per il biennio 2007-2008.
La politica
La questione
La politica, la cattiva politica, è l’elemento che ha fatto la differenza e che ha una grave responsabilità nell’intera vicenda per cui tante aziende vantano un credito nei confronti dello Stato. Fa impressione la sequela di orrori: in un primo tempo il governo si dimenticò, in merito all’estensione del bollino ai supporti non cartacei, di inviare la notifica a Bruxelles; poi pretese di condonare i soldi erroneamente dati alla SIAE negli anni precedenti la notifica con provvedimento atto a difendere gli interessi privati dell’associazione, atto smentito l’anno scorso da una sentenza del Consiglio di Stato.
Il risultato è che lo Stato trattiene denaro che dovrebbe restituire, fingendo di non averlo e aspettando che i singoli editori li chiedano, scontando costi e tempi della giustizia.