Una seconda pelle artificiale, dai laboratori MIT

La ricerca è partita da un trattamento della pelle puramente estetico, evolvendolo con il fine di sviluppare un materiale da impiegare in campo medico.
Una seconda pelle artificiale, dai laboratori MIT
La ricerca è partita da un trattamento della pelle puramente estetico, evolvendolo con il fine di sviluppare un materiale da impiegare in campo medico.

Arriva dai team di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) e di Olivo Labs una speranza per tutti coloro che soffrono di patologie o disturbi legati alla pelle come eczemi o psoriasi. Si tratta di un materiale da applicare sulla parte interessata come si farebbe con qualsiasi altra crema o gel, del tutto trasparente, fornendo la protezione necessaria per l’intera giornata.

La particolare composizione gli consente di resistere alle sollecitazioni meccaniche, ampliando la superficie coperta fino al 250% (la pelle umana arriva al 180%) senza strappi o rotture interne, per poi tornare alla conformazione originale. Il progetto è stato costruito sulla base di Strateris, un prodotto cosmetico commercializzato nel 2014 da Living Proof per offrire una soluzione dedicata al mascheramento delle imperfezioni estetiche, in particolare quelle causate dall’invecchiamento nella zona degli occhi. In questo caso, però, la finalità principale è quella medica: la microstruttura, totalmente invisibile ad occhio nudo, blocca il passaggio dell’umidità che provoca i fastidi cutanei.

Il segreto è costituito dall’utilizzo di un polimero a base di silossano, un composto formato da una catena di atomi alternati di silicone e ossigeno, che genera una solida rete molecolare quando esposto ad altri agenti chimici. In futuro alla pellicola potrebbe essere aggiunti principi attivi medicali che in altro modo non potrebbero essere applicati al paziente.

Una tecnologia che però non ha ancora tempistiche per quanto riguarda il debutto sul mercato, né un prezzo stabilito per il trattamento: facendo riferimento a Strateris, un mese di applicazioni costa circa 500 dollari. Una produzione su larga scala potrebbe però abbatterne i costi. Una scoperta di questo tipo dimostra come la ricerca sui materiali (che MIT porta avanti anche in ambito hi-tech e con ben altre finalità) può arrivare a produrre nuove strutture potenzialmente in grado di migliorare la vita di tutti i giorni, uno scopo che si sono prefissate anche realtà come Google (Alphabet) con la divisione Verily e Apple con il progetto HealtKit.

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