La tendenza ad imputare qualsiasi malfunzionamento a chi produce il sistema operativo porta spesso a fraintendimenti, ed è per questo che Microsoft sempre di più si sta battendo per porre finire, o quantomeno limitare, alla piaga dello scareware.
Lo scareware è quel software che viene solitamente pubblicizzato in rete e che promette controlli gratuiti contro i più diversi malfunzionamenti (dalla rilevazione di virus o malware all’ottimizzazione delle prestazioni). I controlli sono però pur restituendo puntualmente un esito disastroso per porre rimedio al quale occorre acquistare il software in questione.
La truffa non è nemmeno definibile nell’alveo del cracking perchè non c’è intrusione, non c’è raggiro informatico, nè tantomeno danno. Trattasi semplicemente una truffa vecchio stampo trapiantata nell’era di internet: far credere a chi è pronto ad abboccare che il suo computer è pieno di problemi, il tutto semplicemente sostenendo tale ragione e senza bisogno di altre prove.
Microsoft ha
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presso la corte di Washington un copioso numero di aziende di scareware. Lo stato della capitale è infatti dotato di un pesante
Computer Spyware Act sotto il quale i truffatori potrebbero cadere facilmente. Inoltre il procuratore distrettuale incaricato già nel 2005 aveva vinto la causa da un milione di dollari contro la Secure Computer, società i cui software visualizzavano finti messaggi di errore per stimolare l’acquisto del loro prodotto.
Particolare accanimento sembra ci sia con la
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della Branch Software, tool che viene pubblicizzato sul sito ufficiale mediante l’offerta di uno scan gratuito del computer. Ovviamente l’esito è sempre quello per cui sono presenti diversi errori rendendo necessario l’uso del software dell’azienda (40 dollari).
Tali avvisi sono però proposti sotto forma di avvisi di Windows e dunque sembrano scaricare la responsabilità del malfunzionamento sulla casa di Redmond, la quale ritiene così di meritare un equo risarcimento per i danni d’immagine conseguenti.
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