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Il robot soccorritore RoboSimian del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della NASA ha dei sensori italiani in una delle sue mani robotiche. Si tratta di un robot in grado di camminare su due o quattro zampe ed è specializzato in operazioni di soccorso durante catastrofi o incidenti. Lo ha già dimostrato al Darpa Robotic Challenge del 2015, che fu ispirato al gravissimo incidente nucleare di Fukushima.
Grazie alla ricerca pubblicata sulla rivista
Luca Massari, dottorando di ricerca del Neuro-Robotic Touch Lab dell’Istituto di BioRobotica e primo autore della ricerca, ha dichiarato:
Oggi presentiamo la progettazione e lo sviluppo di una mano artificiale sensorizzata per il controllo e la percezione delle proprietà fisiche degli oggetti manipolati. Il feedback tattile viene trasmesso per mezzo di un sensore soft integrato in una mano robotica. Il sensore è costituito da una fibra ottica, contenente i trasduttori Fiber Bragg Grating (FBG) in una matrice polimerica, e successivamente integrato nel robot.
I ricercatori, attraverso attività sperimentali che comprendono la manipolazione di oggetti diversi in varie condizioni, hanno valutato così la capacità del sistema di acquisire informazioni. Massari continua:
Cilindri di varie dimensioni e materiali, un palloncino ma anche una semplice patatina. Abbiamo dimostrato che la mano robotica è in grado sia di rilevare con precisione dimensioni e consistenza dei materiali toccati sia di afferrare oggetti fragili senza romperli o farli scivolare sia di adattare dinamicamente la posizione delle dita robotiche durante la manipolazione di oggetti che cambiano volume.
"La mano sensorizzata premette proprio questo, un controllo più efficace degli oggetti e un’interazione più sviluppata”, ha infine dichiarato Kalind Carpenter del Jpl.