Prendo spunto
Un noto spammer, forse minimizzando eccessivamente, ha equiparato le tradizionali tecniche del marketing a quelle dello spamming, sottolineando come, in fin dei conti, "la gente vuole comunque la nostra roba".
Citazione a parte, vorrei addentrarmi in questa densa giungla immaginando, per paradosso, un mondo senza marketing. Un mondo in cui i nuovi prodotti non vengono pubblicizzati, un mondo in cui i nuovi servizi non vengono lanciati sul mercato, un mondo in cui non esistono concorsi a premi, programmi loyalty, sconti e promozioni mirate.
Dall’altro capo del filo c’è un mondo in cui il marketing regna sovrano: accendiamo la radio, pubblicità mirata per orario e target; accendiamo il cellulare, e si parte col proximity marketing. I siti web vengono seminascosti dai banner e una qualunque ricerca sui motori ci apre un universo di offerte speciali altamente tematizzate con gli usi e costumi del nostro indirizzo IP.
In mezzo a questi due estremi c’è il mondo reale, dove ufficialmente se non voglio la pubblicità "basta dirlo", ma in realtà le scappatoie per intasarmi le caselle di posta (cartacea e virtuale) sono molteplici.
Dov’è il confine tra quantità del marketing (ti esaspero finché non compri) e qualità del marketing (non mi serve esasperarti, perché ti conosco e so che sei potenzialmente interessato)?