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Google impedisce l’utilizzo di Chrome in alcuni paesi come Siria e Iran. A circa un mese dal suo
Grazie alla segnalazione di un suo lettore siriano, il sito di informazione online
Inizialmente si pensava che il fenomeno, segnalato da numerosi utenti siriani, fosse dovuto a una particolare decisione assunta dal governo della Siria, che già in altre occasioni aveva provveduto a oscurare siti Web molto famosi come Facebook e applicazioni come Skype. Ma una breve indagine ha messo, invece, in evidenza una responsabilità diretta da parte di Google nell’impedire il download del suo Chrome e di altri software dal paese mediorientale. Stando alle informazioni fornite dalla società di Mountain View, tale politica sarebbe dettata dalle attuali leggi vigenti negli Stati Uniti per i rapporti commerciali con l’estero.
Il governo statunitense, infatti, vieta alle compagnie registrate nel suo territorio di avere scambi commerciali con i paesi verso i quali vige una sorta di embargo. Per questo motivo, oltre alla Siria, Google impedisce il download dei suoi applicativi in numerosi altri paesi come Cuba, Corea del Nord, Iran e Sudan. Il blocco, effettuato sulla base degli IP degli utenti, può naturalmente essere aggirato tramite l’utilizzo di un proxy, che consente di mascherare il proprio indirizzo IP simulando la connessione da un paese in cui non sussistono limitazioni commerciali.
La politica adottata da Google nei paesi verso i quali gli Stati Uniti vietano rapporti commerciali non appare, però, particolarmente cristallina. Stando alle informazioni fornite da alcuni utenti, gli annunci pubblicitari del famoso motore di ricerca funzionerebbero regolarmente, così come gli account AdSense. Al momento della registrazione, pare che la barriera geografica possa essere facilmente aggirata inserendo un differente paese di residenza. Un piccolo escamotage, probabilmente illegale, che ancora una volta dimostra come la Rete possa essere veramente senza confini.