Continuano le polemiche su Google e il suo servizio di visualizzazione stradale 3D ad alta definizione, Street View, già da molto tempo nel mirino di un gran numero di utenti nel mondo che sentono lesa la propria privacy.
Dopo la Gran Bretagna, il cui garante, poche settimane fa,
Nel paese ellenico, la
Un portavoce di Google ha però voluto precisare che non si tratta di un blocco definitivo, ma solo della necessità di un maggiore dialogo con le autorità visto che la società americana ha dichiarato:
Abbiamo ricevuto una richiesta di maggiori informazioni per la protezione dei dati personali e siamo felici di continuare a discutere con loro di questi problemi e di provvedere alle informazioni che ci hanno richiesto.
Vedremo come andrà a finire.
Anche in Giappone, però, Street View suscita polemica: in risposta alle numerose proteste contro il mancato rispetto della privacy, Google Japan
Queste le parole di Keiichi Kawai, product manager Google in Giappone:
Ammettiamo che il servizio ha preoccupato. La gente ha detto che noi non ci siamo curati del problema della privacy. Noi abbiamo preso molto seriamente le loro opinioni e abbiamo fatto attente considerazioni.
Il servizio Google Street View non sarà naturalmente fermato in Giappone vista la sua grande utilità, ma la società ha assicurato che rifarà tutto il lavoro di mappatura delle strade da capo e stavolta la telecamera per le riprese sarà abbassata di 40 centimetri rispetto all’altezza di 2,45 metri attuali. Ciò dovrebbe impedire lo scatto di foto troppo ravvicinate e riconoscibili da parte degli utenti nipponici.
Lanciato negli Stati Uniti due anni fa, Street View permette agli utenti di accedere ad una galleria di immagini tridimensionali in continuo aggiornamento, ma fin da subito non ha avuto vita facile. Per la sua grande accuratezza ha ricevuto in vari paesi del mondo non solo accuse di violazione della privacy, ma anche di favorire i furti (in Gran Bretagna), di minacciare la sicurezza di alcuni siti americani (il Department of Homeland Security Usa ha inibito la pubblicazione di alcune zone dell’area di Washington), e persino di favorire indirettamente il terrorismo con mappe e percorsi troppo dettagliati e studiabili a tavolino.