Pharmawizard, il farmacista nello smartphone

Una startup italiana sfrutta l'open data per un'applicazione che renda più consapevole e comprensibile l'acquisto e l'uso dei farmaci.
Una startup italiana sfrutta l'open data per un'applicazione che renda più consapevole e comprensibile l'acquisto e l'uso dei farmaci.
 Pharmawizard, il farmacista nello smartphone

C’era una volta una giovane farmacista che si era resa conto di quanto i clienti fossero confusi nello scegliere e utilizzare i farmaci. Invece di pensare a quanto fosse importante il suo ruolo e quando fosse pericoloso Internet (dove generalmente si trovano forum e blog con informazioni non sempre affidabili), ha pensato a un’applicazione che aumentasse la consapevolezza delle persone nella fase di pre-acquisto. Questa startup, tutta italiana, è Pharmawizard, e la farmacista startupper è Luana Longo.

L’applicazione è appena sbarcata su

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store e non sarebbe stata possibile senza l’open data, perché la piattaforma mette a disposizione degli utenti informazioni ufficiali e affidabili tratte dalla Banca Dati del Farmaco e dal Ministero della Salute, per la prima volta rese chiare e facilmente consultabili. Un motore di ricerca semantico fa il resto: cercando il nome del farmaco si può sapere se si tratta di un prodotto di marca, equivalente o della stessa classe terapeutica, se serve la prescrizione o se rientra nella categoria di automedicazione; digitando un sintomo, si ottengono indicazioni sui medicinali da banco e, in caso di bisogno, su dove si trova la farmacia aperta più vicina.

L’idea della founder

Pharmawizard è l’espressione compiuta dell’intuizione di Luana e del lavoro del suo team di otto persone: una startup innovativa che ha un anno di vita e che prevede un’evoluzione nel tempo e lo sviluppo di ulteriori funzioni indirizzate sia ai consumatori – per una gestione completa dei farmaci – sia al mondo sanitario e delle farmacie. Così la founder racconta com’è nata l’applicazione:

Lavorando come farmacista ho sperimentato in prima persona come spesso i clienti siano confusi in merito a medicinali e terapie e basandomi sulla mia personale esperienza mi sono detta: perché non creare un servizio per aiutare le persone a fare scelte più consapevoli e informate? Ho coinvolto esperti di tecnologia digitale, finanza e marketing per realizzare la mia visione. Oggi l’applicazione risponde al bisogno dei cittadini di essere informati sull’uso e consumo consapevole di un medicinale. Ma non ci fermiamo qui: la visione complessiva del nostro progetto è molto più ambiziosa e prevede – già dai prossimi mesi – la realizzazione di ulteriori funzioni a copertura di tutto il processo di scelta, acquisto e gestione del farmaco da parte del cittadino.

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Classe 1984 da 4 anni romana d’adozione, Luana è fondatrice e direttore generale di Datawizard, l’azienda produttrice di Pharmawizard. Specializzata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, dopo aver maturato esperienze come farmacista in diverse farmacie romane, ha scelto di diventare imprenditrice.

Come funziona e come si pone rispetto al mercato

Pharmawizard soddisfa in sostanza quattro domande: capire i bugiardini dei farmaci; informarsi sui propri leggeri malanni; controllare le interazioni dei farmaci; trovare le farmacie. Per ciascuna soluzione c’è dietro una tecnologia che le startup app-based usano molto spesso: software di intelligenza articificiale per comprendere le richieste e semplificare i testi, incrocio dei database, virtualizzazione, mappe geolocalizzate.

L’aspetto innovativo e interessante di un’applicazione del genere è che va oltre il solito forum o il servizio di prestazione medica: sapendo che il web è lo strumento più utilizzato per reperire informazioni sui medicinali (“salute” è il secondo termine più ricercato su Google) e risposte in merito a disturbi, malattie o curiosità legate allo stato di salute, la startup di stanza a Roma non vuole sostituirsi né ai medici né tantomeno ai farmacisti, ma fornisce una fonte di informazioni di alta qualità. È il bello degli open data: di per sé non inventa nulla, questi dati esistono già, ma renderli accessibili, leggibili e preziosi, crea servizi nuovi per bisogni reali e crea anche nuovi posti di lavoro.

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