Nel panorama sempre più complesso dell’informatica personale, il rapporto tra utenti esperti e sistemi operativi moderni è spesso segnato da tensioni e aspettative disattese. In questo contesto, la gestione delle preferenze, la trasparenza dei dati e il controllo sugli strumenti diventano non solo desideri, ma vere e proprie necessità per chi fa della tecnologia uno strumento di lavoro quotidiano. Un esempio lampante di questa frizione è rappresentato da Windows 11, la più recente incarnazione del sistema operativo di Redmond, che si trova oggi al centro di un acceso dibattito tra semplicità d’uso e rispetto dell’utente avanzato.
A sollevare il velo sulle criticità di Windows 11 è stato Dave Plummer, una voce autorevole nell’universo Microsoft e storico sviluppatore che ha lasciato il segno creando il celebre Task Manager. Le sue parole, tutt’altro che concilianti, hanno fatto il giro del web: “Disrespect”, ovvero mancanza di rispetto, è il termine con cui Plummer ha bollato l’approccio attuale del sistema verso chi lo utilizza con competenza e consapevolezza.
Il punto di partenza della sua analisi è una serie di pratiche ormai consolidate che, a suo dire, minano la fiducia dell’utente. Pubblicità celate nel menu Start, imposizione di Microsoft Edge come browser predefinito anche a fronte di preferenze esplicite diverse, una telemetria opaca e difficile da controllare, fino ad arrivare agli Aggiornamenti forzati che spesso si installano senza alcun preavviso. Elementi che, presi singolarmente, potrebbero apparire come dettagli trascurabili, ma che nel loro insieme compongono un quadro di crescente insoddisfazione tra i professionisti e gli utenti più esigenti.
Da qui nasce la proposta di Plummer: introdurre una Pro Mode – o, come suggeriscono altri, una Expert Mode – capace di rivoluzionare l’esperienza d’uso per chi desidera controllo e personalizzazione avanzata. Questa modalità dovrebbe poggiare su tre pilastri fondamentali. In primo luogo, l’eliminazione sistematica di tutti i suggerimenti e le notifiche non richieste che oggi affollano l’interfaccia e distraggono dall’attività principale. In secondo luogo, l’unificazione delle impostazioni, oggi disperse tra l’app moderna e il tradizionale Pannello di controllo, per restituire coerenza e facilità di accesso alle configurazioni di sistema. Infine, la centralità di strumenti pensati per il professionista, come Windows Terminal e Winget, che dovrebbero essere integrati nativamente e non relegati a semplici optional.
La questione della telemetria si conferma uno dei nodi più spinosi. Plummer invoca una trasparenza radicale: non solo la possibilità di conoscere in dettaglio quali categorie di dati vengono inviate ai server Microsoft, ma anche il pieno controllo su ogni singolo aspetto di questa raccolta, con la garanzia che le preferenze dell’utente non vengano annullate a ogni aggiornamento. Una richiesta che trova eco in una platea sempre più ampia di utenti consapevoli, desiderosi di proteggere la propria privacy senza dover ricorrere a soluzioni di terze parti o stratagemmi tecnici.
Altro tema centrale riguarda gli Aggiornamenti forzati: riavvii improvvisi e installazioni non autorizzate rappresentano una fonte di frustrazione costante per chi utilizza il PC come strumento di lavoro. Per molti, questi interventi automatici sono percepiti come una violazione della propria autonomia e una minaccia alla produttività, soprattutto in contesti professionali dove la stabilità e la prevedibilità sono requisiti imprescindibili.
Dal canto suo, Microsoft difende le proprie scelte sottolineando come suggerimenti, integrazioni e raccolta dati siano funzionali a semplificare l’esperienza per la maggioranza degli utenti e a garantire sicurezza e affidabilità. Tuttavia, la possibilità di offrire una Pro Mode – con costi tecnici contenuti e un impatto simbolico notevole – rappresenterebbe un riconoscimento formale dell’esistenza di una comunità di utenti che richiede strumenti dedicati, maggiore prevedibilità e il pieno controllo sulla propria esperienza digitale.
Il dibattito, quindi, si sposta su un piano più ampio: come bilanciare le esigenze di semplicità e profitto con quelle di privacy e autonomia? La richiesta di una Expert Mode o di una Pro Mode non è solo una questione tecnica, ma anche culturale. È la voce di chi, avendo contribuito a costruire l’ecosistema Windows, oggi chiede meno intrusività e più rispetto per le scelte individuali. Una pressione crescente su Microsoft, chiamata a trovare un equilibrio tra le proprie strategie commerciali e le aspettative di una platea di utenti sempre meno disposta a compromessi.
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