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Dopo aver trascurato la Rete per lungo tempo, alcune celebri case di moda italiane hanno deciso di tornare sui loro passi per sperimentare nuove fonti di guadagno. Giorgio Armani Spa e Valentino Fashion Group Spa stanno testando i loro rispettivi store online, seguendo quanto realizzato da altri famosi marchi e personaggi della moda come Salvatore Ferragamo Spa e Roberto Cavalli, attivi da qualche settimana anche nel comparto dell’ecommerce.
Secondo gli
Alcune case di moda, come Armani, avevano già messo a disposizione di taluni canali di distribuzione online parte dei propri cataloghi, ma non si erano ancora impegnate direttamente nella gestione di store autonomi per la vendita diretta dei propri prodotti. Durante la scorsa settimana, Armani aveva dimostrato il proprio interesse verso le nuove opportunità di promozione offerte dalla Rete anche attraverso il rilascio di una applicazione per iPhone e BlackBerry. Il piccolo applicativo consente di accedere direttamente allo store online Armani e di consultare il catalogo per selezionare i prodotti da acquistare.
La firma Ferragamo ha inaugurato il proprio shop online lo scorso mese e sembra essere intenzionata a far fruttare al meglio la propria esperienza online. Secondo i responsabili della società, nel corso del prossimo anno lo store online potrebbe diventare uno degli esercizi commerciali più redditizi della catena, garantendo almeno in parte un recupero degli introiti persi al di qua dello schermo. Medesimo obiettivo per Valentino Fashion Group Spa, società intenzionata a far fruttare il proprio marchio anche sul Web tramite uno store ricco di prodotti e di soluzioni per rispondere alle istanze della clientela.
Stando alle ultime previsioni, le vendite online dei beni di lusso italiani potrebbero crescere del 42% portandosi a quota 335 milioni di Euro entro la fine dell’anno in corso. Un dato in controtendenza rispetto all’andamento generale del comparto colpito dalla crisi e in declino del 6% circa su base annua. La presenza dei grandi marchi della moda online potrebbe incentivare l’acquisto dei beni di lusso senza comportare particolari costi aggiuntivi per le società coinvolte.