Peanut Gallery: Chrome, Web Speech API e film muti

Nuovo esperimento per Chrome: questa volta si tratta di Peanut Gallery, che permette di inserire intertitoli in un film muto grazie alla Web Speech API.
Peanut Gallery: Chrome, Web Speech API e film muti
Nuovo esperimento per Chrome: questa volta si tratta di Peanut Gallery, che permette di inserire intertitoli in un film muto grazie alla Web Speech API.

Qualche settimana fa Google ha introdotto il pieno supporto alla Web Speech API nel proprio browser, con il rilascio della versione Chrome 25. Si tratta di una componente utile per sfruttare le funzionalità legate al riconoscimento vocale, a disposizione degli sviluppatori, in altre parole in grado di consentire all’utente di interagire con il software di navigazione semplicemente attraverso la propria voce.

Oggi, per dimostrarne le potenzialità, il team di Mountain View lancia un nuovo esperimento: The Peanut Gallery. Il sito offre una lista di scene tratte da alcuni celebri film muti, come “Il gobbo di Notre Dame”, “Il monello” o “Il mondo perduto”, a cui gli utenti potranno aggiungere intertitoli a piacimento semplicemente parlando al momento desiderato. Per farlo il requisito è uno solo: la presenza di un microfono collegato al computer, integrato come avviene solitamente nei laptop oppure connesso alla scheda audio.

Il mese scorso la Web Speech API ha introdotto il riconoscimento vocale agli utenti Chrome, in più di 30 lingue. Abbiamo pensato che possa essere divertente dimostrare le potenzialità di questa nuova tecnologia utilizzandone una vecchia: i film muti. The Peanut Gallery vi permette di aggiungere intertitoli a clip in bianco e nero semplicemente parlando forte e chiaro durante la loro visualizzazione. Create un film e condividetelo con i vostri amici, così anche loro potranno esprimere lo sceneggiatore che tengono nascosto.

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Di certo gli obiettivi principali della tecnologia sono altri, come consentire lo sviluppo di nuove modalità d’interazione con il browser, permettere agli utenti di dettare letteralmente i testi di un’email e altro ancora, ma esperimenti di questo tipo consentono a Google di dimostrare in modo divertente le potenzialità della Web Speech API. Toccherà poi agli sviluppatori sfruttarle al meglio per semplificare la vita di chi naviga.

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