Pantea (
), un’azienda con sede centrale nel Polo Tecnologico di Navacchio (Pisa), ha recentemente lanciato un nuovo prodotto in stile 2.0, nella convinzione di poter intercettare una domanda latente di socializzazione e di creare quindi un nuovo mercato.
Ma quale domanda di social networking può ancora essere “latente” al giorno d’oggi? Il fulcro della business idea è dato dall’idea di mobile community. Più precisamente, l’offerta di Pantea consiste di soluzioni di Mobile social network in modalità “White Label” ed è rivolta ad “ogni tipo di impresa”.
Certo, sul fronte del mobile hanno già fatto i loro “passi da giganti” Facebook e Google, ad esempio. Ma la proposta di Pantea vuole essere più specifica e tenta di insinuarsi negli interstizi in cui quei “giganti” non riescono ad infilarsi.
La modalità “White Label” è l’analogo di quello che, nel Web, offre la piattaforma “ning”: una base su cui ogni utente può costruire il proprio social network e personalizzarlo. Puntare sul mobile significa però credere che le imprese potrebbero ricavare utilità creandosi le proprie community, brandizzarle e renderle disponibili per gli utenti/clienti anche in mobilità. Tra parentesi: credendo molto all’utilità dello sviluppo con estensione .mobi (
).
Chi potrebbero essere i clienti ideali? Nel sito e nel materiale cartaceo distribuito dall’azienda, si fa riferimento a piccole e medie imprese che vivono già in qualche modo sul senso d’appartenenza e sulla socializzazione: palestre, supermercati, gruppi sportivi; ma anche associazioni o istituzioni che potrebbero erogare servizi informativi attraverso una rete sociale in mobilità, o aziende che hanno bisogno di costruire e fidelizzare i propri clienti.
Sarà un’idea vincente? Oppure i grandi colossi, Facebook, Twitter e Google (con modelli di business molto differenziati tra loro) coprono già tutti gli spazi?