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Tra oggi e domani dovrebbero essere resi noti i conteggi e quindi i risultati della votazione per rendere ufficialmente uno standard il formato Office Open XML di Microsoft, la versione a codice sorgente aperto dei documenti eseguibili dalle applicazioni di Redmond.
Il formato Office Open XML è una novità dell’ultima versione della suite Office e mira a rappresentare un’alternativa a codice aperto per i documenti realizzati con software Microsoft, una possibilità di business e di colonizzazione informatica in più. Il software aperto è sempre più richiesto, infatti, dalle amministrazioni governative.
A giudicare i criteri per l’ammissione saranno l’ISO e l’IEC, i due principali organismi nel campo della creazione e del mantenimento degli standard, come accadde nel 2006 per l’approvazione a standard del primo formato a codice aperto: OpenOffice. Non tutti sono però soddisfatti dell’obiettivo raggiunto. Mentre a Redmond si festeggia ci sono altre campane che non ritengono opportuno che un formato detenuto da un’unica azienda debba diventare uno standard open source e che
Frangenti opposti e più favorevoli ai formati Microsoft sostengono invece che un tipo di documenti che di fatto è utilizzato o può essere utilizzato da circa il 90% dei possidenti un pc è già uno standard e sarebbe inutile non ratificarne lo status.
Ad ogni modo quello che si sa è che esponenti di paesi come Cina, Brasile, Giappone, Canada, India, Francia e Gran Bretagna hanno dichiarato di voler votare contro la proposta di Microsoft, anche se Francia e Gran Bretagna si sono detti disponibili a cambiare idea se ci dovessero essere dei cambiamenti tecnici nello standard in questione.
Dalla parte di Microsoft ci sarebbero invece Stati Uniti, Portogallo, Germania e stati minori come Trinidad e Tobago, Kenya e Costa D’Avorio, alcuni dei quali si sono attivati unicamente quando è stato necessario all’azienda di Bill Gates, la quale ha bisogno dell’approvazione di due terzi dei 37 paesi coinvolti nella votazione per passare l’esame.