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Alla fine l’hanno avuta vinta gli editori. La lunga querelle sulle rassegne stampa online di Camera e Senato si è conclusa con il
La modalità aperta di queste rassegne (
Una polemica che vide in campo persino il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si impegnò pubblicamente per salvare la tradizionale rassegna online dei principali quotidiani, una fascetta virtuale degli articoli più importanti, scansionati e riprodotti in pdf non modificabile e in bianco e nero (senza pubblicità). Ma evidentemente ha vinto il punto di vista della
Il comunicato parla chiaro:
Il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati hanno raggiunto un accordo con la Federazione degli editori in ordine alle modalità di pubblicazione on line delle rassegne stampa curate dai rispettivi Uffici Stampa.
L’accordo tiene conto della "specialità" della funzione istituzionale e democratica svolta dai due rami del Parlamento, individuando una soluzione condivisa compatibile con il diritto d’autore, tema in questo momento al centro di riflessioni e iniziative in diversi Paesi d’Europa e negli Stati Uniti.
Dal prossimo anno le rassegne stampa di Camera e Senato saranno disponibili sul sito intranet per le esigenze informative dei parlamentari e di altre categorie di soggetti istituzionali a ciò autorizzate.
Tale soluzione, da una parte, tiene presente le legittime richieste degli editori, e, dall’altra, contempera queste ultime con il carattere di servizio di informazione a livello istituzionale svolto dal Senato e dalla Camera.
Ora resta da vedere come reagirà il Web. All’epoca delle prime ipotesi di chiusura, l’hastag
Probabilmente moltissimi cittadini – anche professionisti dell’informazione (come Arianna Ciccone, Luca Conti, Claudio Giua, che come si nota su Twitter discutono della questione da punti di vista differenti) – non potranno più accedere a questo grande e comodo archivio, che aveva permesso di rendere quasi obsoleta l’idea degli abbonamenti per la versione cartacea in digitale tramite tablet o posta elettronica. E forse sarebbe più accettabile se fosse assicurato loro un sistema di accreditamento non troppo burocratico.
@pandemia non è altro discorso. c'è bisogno della password? ok allora la voglio anche io. Se devo pagare pago ma dovrebbero pagare tutti
— arianna ciccone (@_arianna) December 7, 2012
Questo passo sembra quindi introdurre al nuovo corso dell’informazione italiana sul web, come ha anticipato Carlo De Benedetti a proposito del