Netflix tra il Q3 2018 e i dubbi per le norme UE

Netflix presenta un Q3 2018 da record, con diversi milioni di abbonati oltre le aspettative di borsa, ma esprime anche dubbi sulle recenti norme europee.
Netflix tra il Q3 2018 e i dubbi per le norme UE
Netflix presenta un Q3 2018 da record, con diversi milioni di abbonati oltre le aspettative di borsa, ma esprime anche dubbi sulle recenti norme europee.

Continua la crescita di Netflix, il colosso dello streaming a livello mondiale, così come dimostrano i risultati fiscali del Q3 2018. Nel quarto di settembre, infatti, la società ha raggiunto altri 7 milioni di abbonati, dimostrando come il trend positivo del proprio business non sia destinato a rallentare nel breve periodo. Emergono però anche delle preoccupazioni, in particolare relative alle nuove norme europee: nel Vecchio Continente il servizio dovrà fornire almeno il 30% di contenuti locali.

Con i suoi 7 milioni di nuovi abbonati nel corso del Q3, Netflix non ha certamente deluso le aspettative di Wall Street: si tratta, infatti, di un incremento del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nonostante una precedente previsione di 5 milioni di sottoscrittori nel trimestre, l’andamento di mercato è stato molto più favorevole, soprattutto in Asia dove la crescita è stata massiccia. La società supera così i 130 milioni di abbonati e si appresta, nell’ultimo quarto dell’anno, a raggiungere altri 9.4 milioni di potenziali utenti.

Crescono anche gli introiti per azione, da 29 a 89 centesimi, e le entrate superano i 4 miliardi, per una crescita del 34% rispetto ai 2.9 dello scorso anno. Reed Hastings, il CEO del gruppo, ha confermato come la strategia di Netflix sia quella di concentrarsi e investire maggiormente sulle produzioni originali, colonne portanti dell’intera piattaforma di streaming, anche se continuerà a ottenere licenze per prodotti di terze parti, affinché l’offerta per l’utente sia sempre più ricca.

Il CEO è voluto entrare nel merito anche delle recenti disposizioni approvate a livello europeo, con la richiesta ai fornitori di contenuti di destinare almeno il 30% del proprio catalogo a produzioni europee. Hastings, così come riporta The Verge, non sembra aver manifestato grande entusiasmo per le quote, sottolineando come ogni imposizione dall’alto rappresenti un rischio per l’andamento del mercato:

Preferiremmo focalizzarci sul creare una grande servizio per i nostri abbonati, che includerebbe di certo la produzione di contenuti locali, anziché soddisfare delle quote. […] Le quote, indipendentemente dalla grandezza del mercato, possono influire negativamente sia sull’esperienza dell’utente che sulla creatività. Crediamo che un modo più efficiente per un Paese di supportare contenuti locali sia quello di incentivare direttamente i produttori locali, in modo indipendente dai canali di distribuzione.

Il CEO, tuttavia, ha aggiunto come le nuove norme europee probabilmente toccheranno solo marginalmente Netflix, considerato come già disponga di una grande varietà di show, proprietari o in licenza, realizzati proprio in Europa.

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