NebuAd perde i pezzi

A NebuAd sembra che stia per mancare la terra sotto i piedi. Il progetto è stato prima abbandonato dai suoi stessi partner, quindi additato dalle istituzioni, infine è il CEO ad abbandonare seguendo a ruota altri alti responsabili. Il progetto è in bilico
NebuAd perde i pezzi
A NebuAd sembra che stia per mancare la terra sotto i piedi. Il progetto è stato prima abbandonato dai suoi stessi partner, quindi additato dalle istituzioni, infine è il CEO ad abbandonare seguendo a ruota altri alti responsabili. Il progetto è in bilico

NebuAd si è presentato sul mercato con una certa sfrontatezza, pronto a sfidare quell’orizzonte dove i limiti della privacy sfumano nell’interesse dei meccanismi pubblicitari. Si mobilitarono anche le istituzioni: NebuAd è stato messo all’indice e guardato con diffidenza per tutto ciò che la sua silente accettazione avrebbe comportato. A distanza di poco tempo, però, il castello costruito da NebuAd sembra sgretolarsi sotto il proprio stesso peso.

La notizia rappresenta un colpo duro per l’azienda. Semplicemente il CEO ha lasciato il posto, il che potrebbe superficialmente essere considerato come un normale avvicendamento. Robert Dykes, fino a ieri alla guida di NebuAd, passa ora a Verifone, il tutto senza troppe spiegazioni ed in un momento particolarmente strategico per l’azienda abbandonata. Al posto di Dykes siederà Kira Makagon, mentre l’ex CEO rimarrà solo in vece di portavoce. Ma questo spostamento è tutt’altro che privo di conseguenze, ed è infatti a stretto giro di posta che l’azienda comunica altresì una “momentanea” sospensione dei propri progetti di tracking online.

«La nostra compagnia ha l’obiettivo di innovare nel settore della pubblicità online e delle pratiche di controllo della privacy nelle aziende»: lo scorso luglio Dykes sembrava quantomai sicuro nell’accompagnare il percorso dell’azienda ed ora, quando la SEC ed altre entità istituzionali hanno iniziato ad indagare sui meccanismi reconditi del sistema NebuAd, lascia il timone e si defila. Dykes non è peraltro il primo: secondo Associated Press anche l’ex-CFO Barry Zwarenstein ha già lasciato l’azienda a causa della riconosciuta responsabilità in alcuni bilanci gonfiati artificiosamente.

NebuAd promette pubblicità mirate grazie ai dati raccolti in partnership con gli Internet Service Provider (tramite un sistema già ribattezzato “deep packet inspection“). L’appoggio di questi ultimi è sembrato però venire meno nel tempo, ed ora si avvertono anche i primi importanti scricchiolii interni.

Il memorandum distribuito (pdf) a difesa dei propositi del gruppo non è servito granché: in attesa della risposta delle indagini istituzionali, NebuAd si concentrerà ora sui propri progetti alternativi, il che potrebbe sfumare in un definitivo addio ai vecchi sogni di gloria. Se il progetto non dovesse andare a buon fine per molti si tratterebbe comunque di un grosso sospiro di sollievo.

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