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Secondo Mitchell Baker, presidente della Mozilla Foundation «qualunque cosa simile ad un’EULA appare inquietante, anche se il suo contenuto è basato sui concetti del software libero e open source». Mozilla ha accolto le richieste degli utenti e sta lavorando per rimuovere completamente la licenza finale. Alcune proposte pubblicate prevedono una rinnovata pagina di benvenuto che non riporti alcun termine della futura licenza ma che indichi all’utente dove ottenere maggior informazioni.
Baker fa inoltre notare che già da qualche tempo nei corridoi della fondazione si era cominciato a parlare di un’eventuale revisione dei termini della licenza utente sulle distribuzioni Linux. Queste ultime, ricompilando il browser a partire dai sorgenti e proponendolo già configurato all’interno dei loro sistemi, rappresentano una metodologia di distribuzione e installazione del browser diversa da quanto avvenga su Windows e Mac. E infatti già da alcuni mesi i produttori di sistemi Linux avevano cominciato ad interessarsi al problema. Fedora, l’incarnazione libera e gratuita di RedHat, subito dopo il rilascio di Firefox 3 aveva fatto presente a Mozilla come la licenza di utilizzo del browser apparisse troppo restrittiva e, in seguito affiancata da Canonical, aveva iniziato con la società madre del panda rosso un dialogo durato alcuni mesi e sfociato nell’ultimo periodo in una collaborazione gomito a gomito.
Sempre secondo la presidente di Mozilla Foundation, una questione resta ancora aperta riguardo l’utilizzo dei servizi web per funzionalità aggiuntive del browser. Firefox infatti fornisce uno strumento anti-phishing e l’auto-completamento della casella di ricerca di Google. Entrambi funzionano accedendo ai server di Mountain View, comunicando di fatto l’indirizzo IP dell’utente. Mozilla intende tutelarsi da eventuali accuse di violazione della privacy, come indicato nella bozza della nuova licenza al punto 6.
Un altro punto nella licenza è considerato inamovibile e riguarda l’utilizzo dei marchi registrati. L’art.2 della licenza recita infatti che se si modifica il codice sorgente del software, così come permesso dalla licenza MPL, occorre «rimuovere o sostituire tutte le immagini e i file contenenti i marchi registrati». Questa condizione comunque non riguarda più l’utente finale ma solo gli sviluppatori. Si tratta di un punto che farà ancora discutere i puristi secondo cui le restrizioni sui marchi allontanano