Mike Volpi, la pietra dello scandalo Skype

Zennstrom e Friis, oltre ad eBay, hanno denunciato anche Michelangelo Volpi. L'ex-CEO di Joost è stato infatti accusato di aver sottratto segreti industriali relativi al software Global Index, aiutando così Skype nello sviluppare una soluzione alternativa
Mike Volpi, la pietra dello scandalo Skype
Zennstrom e Friis, oltre ad eBay, hanno denunciato anche Michelangelo Volpi. L'ex-CEO di Joost è stato infatti accusato di aver sottratto segreti industriali relativi al software Global Index, aiutando così Skype nello sviluppare una soluzione alternativa

Tutto ruota attorno a Michelangelo “Mike” Volpi. Nella cessione di Skype da parte di eBay c’è un ostacolo importante da superare, costituito da almeno due denunce correlate tra di loro e tali da mettere su poli opposti i nuovi acquirenti di Skype ed i vecchi fondatori. Volpi è al centro di tutto, poiché in compresenza tra le due fazioni opposte. E la denuncia giunge ora anche a lui, a colui il quale è stato identificato come la pietra dello scandalo. Per comprenderne il ruolo, però, occorre ripercorrere in breve le tappe della vicenda.

Quando Skype è stato messo sul mercato con l’annuncio di una futura quotazione in borsa, vari gruppi si sono fatti avanti per valutare una possibile acquisizione. Tra i candidati vi sarebbero stati anche Niklas Zennstrom e Janus Friis: il loro sarebbe stato un ritorno di lusso, in quanto fondatori originari del software prima della cessione miliardaria ad eBay. La loro posizione, però, sarebbe stata stralciata, ed il motivo lo si è intuito soltanto in seguito: la Joltid, azienda in mano a Zennstrom e Friis, detiene un software P2P alla base tanto della telefonia di Skype quanto della trasmissione video di Joost. Skype, per evitare problemi ora evidenti, avrebbe tentato in passato di acquisire il brevetto, senza mai giungere ad una trattativa di successo. Alla mossa di Zennstrom e Friis, pertanto, la chiusura è giunta puntuale.

Poi l’imprevedibile. Skype viene venduto ad una cordata di fondi di investimento, i quali rilevano da eBay il 65% del gruppo. Tra gli acquirenti figura esserci anche la Index Ventures, il cui nome di spicco è Michelangelo “Mike” Volpi. Lo stesso Volpi, però, è contemporaneamente anche CEO di Joost.

La posizione di Volpi si fa immediatamente scottante. Da una parte ha in mano Skype, gruppo minacciato dal brevetto sul “Global Index” abilitante il P2P del software; dall’altra ha in mano Joost e con esso alcuni segreti scottanti su quel Global Index improvvisamente strategico. Questione di giorni e la situazione precipita. In rigorosa sequenza, prima Zennstrom e Friis denunciano eBay, quindi allontanano Volpi da Joost preannunciando indagini, quindi denunciano Volpi tirandolo in ballo in prima persona.

La denuncia indica in Volpi una persona di fiducia che aveva accesso ad informazioni oggi preziose per Skype. Secondo l’accusa, Volpi avrebbe approfittato della propria posizione per portare in Skype le nozioni necessarie per sviluppare un software alternativo e sostitutivo del Global Index (nozioni alle quali Skype non aveva invece accesso diretto). Se Skype riuscisse a sviluppare tale soluzione, il ruolo strategico del Global Index decadrebbe e con esso il valore relativo.

Nella propria sfida a Skype, Zennstrom e Friis avrebbero messo in ballo un gruppo di avvocati esperti in cause similari (SkypeJournal non esita a definirli esperti in “patent troll”). In ballo c’è un capitale di grande valore. La Corte dovrà valutare la legittimità dell’operato di Volpi e nel frattempo Skype deve comunque dimostrare di avere una soluzione che renda Global Index inoffensivo.

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