Non è una novità, ma una chiarificazione dovuta: con il diffondersi dei sistemi operativi e delle applicazioni open source, Microsoft cerca di fare suo l’hype pubblicitario della parola "Open".
In informatica, l’
Da qualche tempo la Microsoft sta distribuendo delle licenze "Open", ovvero con le formule "Open Value" e "Open License", che si attribuiscono l’appellativo di "Aperto" pur non avendo nulla a che fare con l’open source.
La formula "Open Value" riguarda una famiglia di prodotti multilicenza per la piccola e media impresa, che prevede un canone annuale rateizzabile per facilitare il pagamento della licenza.
"Open License" è un’altra soluzione per acquistare software con sconti su volumi minimi ("Easy Open") o per chi raggiunge senza averlo previsto volumi maggiori ("Open Volume").
Per Microsoft, dunque, essere "open" significa essere aperti a nuove soluzioni di pagamento delle licenze, con sconti o rateizzazioni su determinati prodotti e per un certo numero di acquisti.
Naturalmente non è possibile mettere limitazioni o sindacare sull’uso di una parola così comune nella lingua inglese, ma non è certo un caso che anche nei paesi di lingua non anglosassone, come l’Italia, vengano usate queste denominazioni.
In un mondo in crisi economica, libertà e apertura sono un buon modo per attrarre, anche se a pagamento.