Microsoft ritira Soapbox, l'anti-YouTube

Dopo Money e Flight Simulator, Microsoft taglia anche il servizio Soapbox. Mentre Google acquisiva YouTube, Microsoft progettava un rivale in proprio: Soapbox non ebbe però mai notorietà e, vissuto sempre all'ombra di YouTube, oggi getta la spugna
Dopo Money e Flight Simulator, Microsoft taglia anche il servizio Soapbox. Mentre Google acquisiva YouTube, Microsoft progettava un rivale in proprio: Soapbox non ebbe però mai notorietà e, vissuto sempre all'ombra di YouTube, oggi getta la spugna
Microsoft ritira Soapbox, l'anti-YouTube

Ottobre 2006: Google compra YouTube e Soapbox apre al pubblico. Con 1.6 miliardi di dollari Google si è garantito il numero uno del settore, mentre con un piccolo investimento Microsoft ha tentato di fare da sé. A distanza di 3 anni Google si sta ancora chiedendo come poter monetizzare l’immenso traffico di YouTube, mentre Microsoft taglia corto e alza bandiera bianca: Soapbox esce dalla competizione a testa bassa.

Soapbox nasceva con buoni auspici, ma con scarsa fiducia: il servizio non ha mai goduto di eccessivo traino da parte di Microsoft, non ha mai incontrato i favori dell’utenza, ha sempre vissuto al’ombra di YouTube e non ha mai saputo minimamente impensierire chi sul mercato già godeva di spazi sicuri e forti. Google lo aveva detto: di YouTube può essercene soltanto uno perché in certi mercati non è possibile avere una sfida al vertice: un nome è destinato a dominare. Così era per YouTube, che in effetti fu pagato a peso d’oro nonostante ancor oggi rappresenti un salasso aureo per le casse di Mountain View.

Erik Jorgensen, vice presidente Microsoft, ha spiegato in queste ore a CNet come Soapbox sia uno dei servizi destinati a cadere sotto le pressioni della crisi economica. Il taglio dei rami secchi non porterà ad una chiusura definitiva, però, ma ad un deciso ridimensionamento: gli utenti potranno ancora caricare video, ma soltanto internamente ad alcune categorie di specifico interesse per MSN (intrattenimento, lifestyle, finanza). Non è dato a sapersi, ad oggi, se dall’alto è previsto un intervento editoriale per l’approvazione o se verranno disposti limiti specifici per gli upload ancora abilitati.

Recenti dati comScore danno il senso di quello che Soapbox (non) rappresenta oggi sul mercato: mentre Google veicola il 40.7% dei video trasmessi sul web (seguito da Fox, Hulu e Yahoo), Microsoft si assesta appena all’1.7% e non è tutta farina proveniente da Soapbox. La penetrazione del servizio è pertanto minimale e la presentazione del 2006 è oggi forse ancor più significativa di allora:

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Muore, con Soapbox, la prima speranza Microsoft di fermare Google, quel Google del 2006, quella corazzata che cresceva e comprava e comprava e cresceva. Oggi la crisi economica ha cambiato le regole del gioco e tutti sono stati costretti ad un ridimensionamento necessario al fine di evitare emorragie eccessive nei bilanci. La bolla, se non è scoppiata, si è però sicuramente sgonfiata. Google ha tagliato alcuni servizi, Yahoo ha fatto altrettanto, Microsoft ha sacrificato progetti quali Money, Fight Simulator ed ora Soapbox. Quest’ultimo, per numeri ed affezione, è però sicuramente il taglio meno doloroso.

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