
Dopo le accuse sfociate anche in una indagine antitrust, Google vede ora complicarsi ulteriormente l’affare
Il gruppo di Redmond ha infatti
I servizi forniti da ITA sono alla base di numerosi portali dedicati ai viaggi quali ad esempio Expedia, TripAdvisor, Kayak e Hotwire. L’ingresso sulla scena di Microsoft non è dettato esclusivamente dalla volontà di ostacolare l’ascesa di Google nel settore, bensì è figlia della paura che il colosso di Mountain View possa pestare i piedi a Farecast, il comparto di Bing dedicato ai viaggi e anch’esso basato sui servizi forniti da ITA. Quest’ultima rappresenta dunque un importantissimo ago nella bilancia del turismo digitale: di qui il timore che "Big G" possa usufruirne (più o meno correttamente) per promuovere il proprio ipotizzato portale Travel.
«La competizione nelle ricerche online legate ai viaggi nell’ultimo decennio ha creato non solo più opportunità ed innovazioni per i viaggiatori, ma ha anche spinto al ribasso i prezzi in tutto il mondo in favore dei consumatori». Con queste parole Roshan Mendis, presidente di ZUJI, cerca di spiegare le motivazioni che hanno spinto alla nascita di FairSearch. «Crediamo che minore competizione nelle ricerche di voli negli USA avrà come risultato una minore innovazione nella ricerca globale di viaggio e, ancora più importante, garantirà minore pressione sulle agenzie per offrire prezzi inferiori ai clienti». Ad essere a rischio, dunque, non sarebbero solo i diretti concorrenti di Google, ma anche gli utenti.
La risposta del gigante delle ricerche non si è fatta attendere, soprattutto dopo l’entrata in scena di Microsoft: secondo il gruppo di Mountain View tale mossa da parte della società di Redmond è piuttosto legittima, in quanto quest’ultima non è altro che uno dei propri rivali più accaniti. Gli altri gruppi che hanno aderito all’iniziativa, continua un portavoce di Google, sarebbero stati spinti da motivazioni che vanno dall’insoddisfazione per i rispettivi posizionamenti all’interno delle SERP del motore di ricerca più famoso del Web a legami con alcuni dei membri fondatori della coalizione.
Alla luce delle nuove pressioni del gruppo FairSearch, l’articolo