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Stando a quanto dichiarato da Microsoft il suo
Si tratta infatti non di un nuovo DRM ma, come dice il nome stesso, di un watermark. La differenza tra i due sistemi è che il primo impone ai file cui è applicato delle limitazioni: non è possibile copiarli, masterizzarli o convertirli, ad esempio, se non nei termini e nei modi specificati dal DRM stesso, mentre il secondo sistema (vecchio tanto quanto il primo) è semplicemente una marcatura del file la cui forza e resistenza ai tentativi di rimozione ne costituisce l’efficacia.
In passato la tecnologia dei watermark non si è dimostrata utile, era molto facile da rimuovere e in alcuni casi inficiava la qualità audio del brano cui era applicata, motivi che hanno portato al suo accantonamento a favore del DRM, ritenuto più sicuro e robusto. Ma dato che ora non solo i DRM vengono continuamente, repentinamente e facilmente aggirati, ma anche le etichette musicali si stanno rendendo conto che limitare l’utilizzo di un prodotto acquistato non è economicamente conveniente, ritorna in auge il concetto di marcare un file con il nome e i dati principali del legittimo proprietario per poter risalire sempre alla fonte.
Dunque un ipotetico file musicale acquistato legalmente che utilizzi un watermark per proteggere i diritti sarebbe liberamente copiabile, masterizzabile e scambiabile al pari di un normale file, tuttavia porterebbe sempre impressi i dati del compratore.
A Redmond si sostiene che il brevetto sia assolutamente inattaccabile sotto ogni punto di vista. Non si basa infatti su un sistema di cifratura dei dati come i DRM, ma utilizza una tecnologia estremamente complessa e simile a quella attraverso la quale i militari proteggono le proprie trasmissioni radio. Basti dire che nemmeno una registrazione analogica del brano sarebbe sufficiente a cancellare il watermark.