L’infinita telenovela del caso Eolas non accenna a finire: ora Microsoft avrà nuovamente possibilità affermare le proprie ragioni presentandosi davanti all’ufficio brevetti statunitense per dimostrare di aver inventato la tecnologia che ha scatenato la disputa legale prima che Eolas la brevettasse.
Il caso si trascina ormai da 8 anni tra condanne e ribaltamenti, da quando cioè nel 1999 la società Eolas fece
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alla Microsoft accusandola di aver violato un suo brevetto riguardante l’incorporazione nelle pagine web di elementi multimediali attraverso componenti ActiveX. Si tratta infatti di un tipo di tecnologia sulla quale avrebbe messo le mani (e la firma del brevetto) per prima la società querelante, che ha visto in seguito la propria idea incorporata in Internet Explorer.
Molte sono state fino ad oggi le sentenze: prima
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di Eolas, che nel 2003 si è vista risarcire 521 milioni di dollari, e poi
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(cosa che l’ha costretta a restituire la somma) e infine, anche a causa della presa di posizione del W3C che ha brevettato in maniera identica anche la tecnologia Microsoft, la situazione ha preso un piega imponderabile ponendo sullo stesso piano i due brevetti.
A sciogliere la matassa conta di riuscirci Microsoft che adesso ha intenzione di dimostrare come la tecnologia in questione sia stata inventata a Redmond prima ancora che Eolas la brevettasse. Nei soli Stati Uniti, infatti, vige la regola per la quale l’invenzione di una tecnologia se antecedente annulla il brevetto. Ad ogni modo la corte suprema statunitense ha decretato che la giurisdizione di brevetti simili non è internazionale e dunque le pene che eventualmente Microsoft potrebbe vedersi affibbiate sarebbero di molto ridotte rispetto all’inizio.
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