Matteo Renzi, feeling nella Silicon Valley

Prima del vertice ONU, Matteo Renzi ha fatto visita alla Silicon Valley, incontrando gli startupper italiani e i CEO di Twitter, Yahoo e Google.
Matteo Renzi, feeling nella Silicon Valley
Prima del vertice ONU, Matteo Renzi ha fatto visita alla Silicon Valley, incontrando gli startupper italiani e i CEO di Twitter, Yahoo e Google.

Matteo Renzi lascia San Francisco, direzione New York, con un bagaglio di ascolto e strette di mano che sono già più di una cronaca: per la prima volta un presidente del Consiglio italiano ha fatto visita alla Silicon Valley in forma ufficiale. Anche questo è segno dei tempi, niente più passaggio obbligato ONU-Casa Bianca, ma anche la costa occidentale e l’area dell’innovazione digitale più famosa del mondo.

La due giorni di Renzi alla Silicon Valley era già cominciato la sera del 21 con la cena di gala a Stanford, con imprenditori e investitori della bay area. A quei tavoli già un po’ di Italia: il vice presidente di Amazon Diego Piacentini, il direttore finanziario di Apple Luca Maestri, il potente Doug Leone (origini genovesi) della Sequoia Capital. Ieri, la giornata – conclusa poche ore fa, considerando il fuso orario – è stata all-tech grazie all’incontro allo Yacht Club di San Francisco con 150 startup italiane che lavorano là. Poi il premier ha incontrato anche Dick Costolo, il CEO di Twitter, Marissa Mayer di Yahoo, Larry Page di Google. Insomma, il gotha.

Le storie degli startupper, la risposta di Renzi

L’arrivo di Renzi, questa #USMission ha il merito di aver puntato i riflettori su una comunità di italiani molto speciale: ci sono cinquemila italiani nella Silicon Valley e diverse decine di CEO e startupper di successo che una vulgata superficiale potrebbe definire “cervelli in fuga”, ma è definizione giustamente respinta dal presidente del Consiglio, che invece pensa al cambiamente digitale come a una rivoluzione senza confini.

Non si tratta di cervelli in fuga e non farò il discorso di tornare in Italia, anzi: vi chiedo di andare avanti, non tornate in Italia, noi intanto faremo di tutto per cambiarla, per renderla un Paese più semplice e meno caro, e voi con le vostre idee ci aiutate anche da qui.

Matteo Renzi al San Francis Yacht Club ha incontrato 150 startup italiane che si sono sviluppate nella bay area. Il suo messaggio ha sorpreso tutti: li ha invitati a continuare il loro lavoro senza preoccuparsi di tornare in Italia.

Matteo Renzi al San Francis Yacht Club ha incontrato 150 startup italiane che si sono sviluppate nella bay area. Il suo messaggio ha sorpreso tutti: li ha invitati a continuare il loro lavoro senza preoccuparsi di tornare subito in Italia.

Prima del suo breve intervento, Renzi ha potuto ascoltare le storie degli startupper presenti, la crema della creatività italiana all’estero, la quale ha ricordato – non che ce ne fosse gran bisogno, ma è sempre utile – come sia questione di rimuovere ostacoli. Le baronie universitarie, un sistema creditizio antiquato, localistico, gli egoismi e la cultura da clan così diffusi nel paese sono le ragioni principali per cui si può affermare senza tema di smentite che non ha senso ispirarsi alla California, forse neppure a Israele – che pure è un paese piccolo – ma bisogna prima di tutto porre le condizioni per il miglior habitat possibile. Tra le aziende intervenute, anche il VP di Decisyon, la società di software che questa estate ha fatto molto parlare di sé per le sue difficoltà a trovare competenze adatte nella sede di Latina; Cosimo Palmisano ha raccontato la storia di un software made in Italy diventato eccellenza all’estero. E poi, ad esempio, le ragazze di Timbucktù, la famosa applicazione educativa, che hanno anticipato il giorno prima la loro intenzione di proporre a Renzi un focus sulla disparità di genere nel mondo dell’innovazione. Interessante e istruttiva anche la video-lezione di Vittorio Viarengo, anche se più orientata al managament che alla politica.
Tanti stimoli che non hanno stupito Renzi, che anche alla scuola internazionale italiana ha ribadito la sua fiducia e stima negli ingegneri italiani, capaci di grandi cose in tutto il mondo.

Matteo Renzi, 22 settembre 2014. Il premier italiano ha visitato le sedi di Twitter e Yahoo. Qui con i CEO Dick Costolo e Marissa Mayer. Nella foto di sinistra, al fianco di Renzi, Paolo Barberis. Il fondatore di Dada e Nana Bianca è consulente di palazzo Chigi.

Matteo Renzi, 22 settembre 2014. Il premier italiano ha visitato le sedi di Twitter e Yahoo. Qui con i CEO Dick Costolo e Marissa Mayer. Nella foto di sinistra, al fianco di Renzi, Paolo Barberis. Il fondatore di Dada e Nana Bianca è consulente di palazzo Chigi.

Il feeling di Renzi e il clima italiano

La sensazione, dopo aver ascoltato interventi e risposte, è che il presidente del consiglio abbia una consonanza sincera con la comunità della Silicon Valley e che conosca e parli la lingua giusta. Certamente gli ha giovato la compagnia di Riccardo Luna (appena nominato Digital Champion) e Paolo Barberis, consulente di palazzo Chigi. Anche l’età, 39 anni, fa la differenza in positivo.


Tutto dipende, perciò, dal compimento dell’agenda digitale, in particolare negli elementi basilari più concreti: scavi per l’infrastruttura di rete, sburocratizzazione del rapporto cittadino-Pubblica Amministrazione (con un doppio effetto positivo: diffusione dell’educazione digitale e attrazione delle startup estere), riforma delle leggi sul lavoro e della giustizia civile. Sulla carta, l’Italia è un paese che può contare su una storica e genetica abilità manuale e sensibilità creativa. Ma è soltanto una premessa, ad oggi, sepolta sotto una montagna di problemi.

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